MACERATA - Scoprono che la figlia 13enne frequenta un uomo più grande di lei di 23 anni e lo denunciano. L’uomo finisce a processo per adescamento di minore, ma...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Fu allora la 13enne spiegò che quel cellulare gliel’aveva dato un signore qualche tempo prima, tra i due, aveva assicurato, non era successo niente, solo in una circostanza lui l’avrebbe accarezzata sul viso. Le preoccupazioni si fecero pesanti sospetti quando la figlia aggiunse che, in realtà, l’uomo le aveva già regalato un cellulare che però lei aveva accidentalmente rotto e per questo gliene aveva regalato un secondo. La 13enne aggiunse che l’uomo (che all’epoca aveva 36 anni) le aveva suggerito di farlo chiamare dai genitori se questi avessero scoperto i regali che gli aveva fatto, perché «non c’era niente di male». Il giorno successivo, invece, i genitori erano in caserma a raccontare l’accaduto e chiedere di proteggere la figlia. Nel giro di 2 settimane la ragazzina era in Tribunale per essere sentita dal pm Cristina Polenzani. Al magistrato confermò di conoscere il 36enne ma negando che ci fossero stati rapporti sessuali. A quel punto il fascicolo è passato alla procura distrettuale di Ancona per competenza per materia. Nel frattempo però, ad aprile del 2016, i genitori hanno trovato un nuovo cellulare alla figlia.
Questa volta ne hanno controllato il contenuto trovando una chat Whatsapp con messaggi che lasciavano intuire una certa intimità tra lei e un uomo. L’interlocutore era la stessa persona che due anni prima le aveva fatto i numerosi regali. I genitori sono tornati disperati dai carabinieri con il cellulare e, dopo quell’episodio, hanno evitato che l’ormai quindicenne restasse o uscisse da sola. A fine anno però la ragazzina ha scoperto di essere incinta e qualche mese dopo è andata al centro antiviolenza chiedendo protezione. La quindicenne, infatti, temeva la reazione violenta del padre una volta scoperta la gravidanza. Ora è in una comunità protetta. A fine giugno, a distanza di cinque anni dai presunti fatti, è stata fissata la prima udienza del processo a carico del 41enne accusato di adescamento di minore.
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico