Sos per il mobile. Miccini (Giessegi): «Altro che i riscaldamenti spenti, il vero problema sono i materiali che non arrivano»

Gabriele Miccini
APPIGNANO - «I riscaldamenti spenti sono il problema minore di fronte alle aziende che chiudono e alle materie prime che non arrivano». Il proprietario e...

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APPIGNANO - «I riscaldamenti spenti sono il problema minore di fronte alle aziende che chiudono e alle materie prime che non arrivano». Il proprietario e amministratore della Giessegi di Appignano, Gabriele Miccini, è sempre più preoccupato per il futuro delle aziende del suo settore e, in generale, per il mondo imprenditoriale italiano. Proprio ieri mattina c’è stato l’incontro tra i vertici del mobilificio e i rappresentati dei lavoratori per la sicurezza: tra gli argomenti all’ordine del giorno anche la decisione della direzione di ridurre l’accensione dei riscaldamenti. 

 

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La scelta


«Credo che la mia sia una scelta che farebbe qualsiasi padre di famiglia - dice Miccini - . Se una settimana fa parlavo di bollette aumentate di 250mila euro al mese, ora il prezzo è salito ancora di più. Non si possono riscaldare 100mila metri quadrati di stabilimento come prima. Basta pensare alle spese che si hanno per un appartamento di 100 metri quadrati e moltiplicarle per mille. Oltre a questo, aggiungere anche il costo dell’energia per far lavorare i macchinari. Sono costi insostenibili. Come anche a casa vengono fatti i sacrifici - dice - è giusto che si facciano anche al lavoro, altrimenti l’alternativa è la chiusura e credo che quello sia il male peggiore. In azienda non si muore di freddo: accendiamo i riscaldamenti qualche ora al mattino e poi spegniamo». Miccini dice di tirare la cinghia soprattutto per continuare a garantire un lavoro ai suoi 600 dipendenti. «La situazione non è solo quella della Giessegi - dice - , io ho lanciato l’allarme dell’intera filiera del mobile. Oggi c’è stata una riunione a Milano tra i produttori di pannelli. Sono nostri fornitori e stanno valutando di fare ulteriori aumenti del 30 percento sulle materie prime o di chiudere ad aprile. Questa è la nostra più grande preoccupazione: quella dei riscaldamenti è marginale». Poi condanna il comportamento dello Stato italiano di fronte all’emergenza mondiale e alla guerra in Ucraina. «Possiamo fare alla Russia tutte le sanzioni che vogliamo - dice - ma a pagarne le conseguenze saranno soprattutto le aziende. Dobbiamo renderci autonomi diversamente dalle scelte sbagliate fatte negli ultimi trent’anni a questa parte. Inasprire i rapporti con le grandi potenze non ci porterà da nessuna parte. Servono soluzioni e in fretta da parte di un governo dal quale il settore imprenditoriale non si sente affatto rappresentato».

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Corriere Adriatico