Il Consiglio di Stato boccia tre ricorsi sulle aree idonee alla nuova discarica di Corridonia

Il Consiglio di Stato boccia tre ricorsi sulle aree idonee alla nuova discarica
CORRIDONIA Il Consiglio di Stato dice no ai ricorsi contro le delibere per la localizzazione della nuova discarica provinciale. Il Tribunale romano si è espresso sulla...

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CORRIDONIA Il Consiglio di Stato dice no ai ricorsi contro le delibere per la localizzazione della nuova discarica provinciale. Il Tribunale romano si è espresso sulla richiesta di parere del Ministero della transizione ecologica in merito ai tre ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica presentati rispettivamente da Franco e Scilla Paci, dalla cooperativa sociale San Michele Arcangelo e dalla cooperativa sociale Pars che chiedevano l’annullamento dell’ormai famigerata delibera dell’Ata 3 del 26 giugno 2020 che approvava i criteri localizzativi per l’individuazione delle aree idonee per la nuova discarica. 


 

Ricorsi diversi, perché ovviamente ognuno dei soggetti fa presente la sua situazione particolare, ma stessa materia del contendere e medesima pronuncia: inammissibilità. Secondo il presidente Paolo Troiano e il relatore Paolo Carpentieri, che usano la medesima formula in tutti e tre i pareri, «la delibera qui impugnata non introduce affatto una specifica, effettiva ed attuale localizzazione della discarica in uno dei siti, trattandosi, allo stato, di una elenco aperto di siti astrattamente idonei redatto sulla base di atti endo-procedimentali meramente preparatori dei successivi provvedimenti di effettiva localizzazione degli impianti». In pratica, la mera indicazione di 70 location potenzialmente idonee a ospitare una discarica non crea un effettivo danno al momento perché ancora molto vaga nella sua attuazione pratica: non si ravvede, secondo il Consiglio di Stato, «una lesione concreta e attuale, determinata dagli atti impugnati, idonea a fondare l’interesse processuale a ricorrere dei ricorrenti». 

Il ricorso
 

Franco Paci, titolare del Centro Imballaggio Srl di Monte San Pietrangeli, sottolineava nel suo ricorso da un lato l’aspetto economico di una svalutazione economica della sua proprietà, che si trova a ridosso del confine con Corridonia e Monte San Giusto, e dall’altro l’aspetto sanitario del potenziale contatto tra materiali inquinanti e i suoi prodotti, tra i quali ci sono scatolami per l’industria alimentare.


Le coop San Michele Arcangelo e Pars, dal canto loro, avevano invece insistito in maniera più rilevante su questo secondo aspetto, visto che nelle loro proprietà corridoniane si occupano di agricoltura biologica. Rilievi che, però, per il Consiglio di Stato al momento sono solo teorici, visto lo stato di avanzamento dell’iter ancora piuttosto embrionale. Resta ora da seguire l’evolversi di una vicenda che da tempi sta animando il dibattito in tutta la provincia.

 

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Corriere Adriatico