Corridonia, cambia numero di telefono: piovono insulti e ordinazioni di pizza

Corridonia, cambia numero di telefono: piovono insulti e ordinazioni di pizza
CORRIDONIA - Attiva un numero telefonico e viene travolto da telefonate di insulti e minacce, cambia numero e all’una di notte arrivano chiamate di nottambuli che chiedono...

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CORRIDONIA - Attiva un numero telefonico e viene travolto da telefonate di insulti e minacce, cambia numero e all’una di notte arrivano chiamate di nottambuli che chiedono pizze al piatto. L’incubo di un corridoniano finisce a carte bollate. La singolare vicenda, dai tratti kafkiani, è accaduta a un umo che nel febbraio del 2016 aveva stipulato un contratto con un operatore telefonico per attivare una linea fissa e Internet. Appena attivato il numero, però, l’uomo aveva iniziato a ricevere una valanga di telefonate di persone infuriate che lo insultavano e lo minacciavano. «Dove hai messo i soldi?», «Che fine ha fatto la caparra della macchina?», «Ti spacco la faccia» e giù parolacce e insulti rivolti sia a lui sia alla compagna quando, sventuratamente, era lei a rispondere.

  

L’incubo era andato avanti per circa quattro settimane, poi si scoprì che quel numero era appartenuto a una concessionaria fallita e molti ex clienti si erano accaniti al telefono convinti di parlare con i proprietari. A quel punto, il corridoniano aveva chiesto all’operatore il cambio del numero. Era aprile del 2016. Finito l’incubo delle minacce è iniziato quello delle richieste. Dalle 18 fino all’una di notte ha iniziato a ricevere telefonate di persone che chiedevano pizze, volevano prenotare un tavolo, qualcuno voleva ordinare pizze da asporto altri chiamavano ben oltre la mezzanotte per sapere se la cucina era aperta. Alla fine, per dormire, l’uomo era stato costretto a staccare il telefono. Avevano fatto seguito rimostranze, lettere all’operatore ma niente. Tra l’altro, oltre al pagamento dell’utenza attiva, continuavano ad arrivargli le bollette di quella precedente (secondo l’operatore quando aveva chiesto la modifica del numero non aveva mandato un documento di identità, per cui la pratica non era stata considerata chiusa). L’uomo si è quindi rivolto alla Federconsumatori di Macerata e tramite l’avvocato Esildo Candria ha fatto causa all’operatore. Ieri il giudice di pace Maria Carmina La Iacona ha condannato l’operatore a un risarcimento simbolico (700 euro) e a pagare le spese legali rigettando la richiesta di pagamento delle fatture relative alla prima utenza non pagate dopo l’attivazione di quella successiva. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico