OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
CIVITANOVA - L’imposta di soggiorno continua a essere digerita male dagli albergatori di Civitanova. Ma più che quell’euro da aggiungere per ogni giorno di permanenza al conto del cliente, l’aspetto che dà più fastidio è la destinazione dell’introito.
Secondo il principio che ha ispirato l’introduzione della tassa, e come prevede il regolamento approvato dal Comune di Civitanova, quanto incassato deve essere investito nel turismo. Ma finora non c’è stata da parte dell’amministrazione - secondo alcuni albergatori - una chiara e diretta assegnazione di questa entrata al settore della ricettività o ad un progetto turistico.
La categoria lamenta che finora, nei due bilanci in cui è entrata l’imposta di soggiorno, l’introito è finito nel calderone del bilancio ed è rimasto invariato il capitolo di spesa.
L’imposta sarà rimessa a partire dal primo giugno e la giunta prevede di incassare 75mila euro nel 2023. Stefano Mei, titolare dell’hotel Velus, è assolutamente contrario al balzello. «Lo ero allora, quando sedevo in consiglio comunale, e lo sono ora. Posso capire la tassa applicata d’estate, quindi alla sola utenza turistica. Ma così facendo si colpiscono anche le presenze commerciali. E le ditte, i loro rappresentanti o i loro operai che realizzano un’opera, guardano eccome quell’euro e scelgono altre località vicine. E poi chi controlla? Come si fa a stabilire chi versa il dovuto e chi no?».
Mei parla anche di problematiche relative alla parte burocratica. «L’imposta va scorporata dalla fattura, deve rimanere fuori. Ma con i pagamenti Pos non è facile. Insomma, un bell’impiccio per noi albergatori. La realtà è che il Comune vuole far cassa. Ma parliamo di 150mila euro l’anno in un bilancio di 50 milioni. Inoltre la destinazione di questi soldi deve essere chiara e distinta per un progetto turistico. Invece questa giunta mette tutto nel fondo per il settore: se l’anno prima era di un milione, ora diventa 850mila euro più 150mila euro dalla tassa. Ma sempre di un milione di tratta».
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico