Civitanova, ragazzini in coma per l'alcol "Lo Stato ​dovrebbe far pagare le cure"

Civitanova, ragazzini in coma per l'alcol "Lo Stato ​dovrebbe far pagare le cure"
CIVITANOVA - “La ricerca di nuove sensazioni, la trasgressione ed il superamento dei limiti, il confronto e l'emulazione con il gruppo dei coetanei, la percezione alterata...

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CIVITANOVA - “La ricerca di nuove sensazioni, la trasgressione ed il superamento dei limiti, il confronto e l'emulazione con il gruppo dei coetanei, la percezione alterata del pericolo, hanno fatto sempre parte del mondo dei giovani e sempre lo faranno”.




E' quanto afferma la psicologa e psicoterapeuta maceratese Giselle Ferretti in merito alla raffica di malori accusati da ragazzini la notte di Ferragosto a Civitanova durante la festa in spiaggia. “Biologicamente - continua - non è terminato lo sviluppo delle aree della mente deputate al controllo degli impulsi e alla consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni. Nella società odierna si esalta la ricerca di nuove sensazioni, senza limiti e quasi priva di un significato di condivisione e di crescita. Dove non c'è senso della misura, per trasgredire è necessario "alzare il tiro". Come possono intervenire le famiglie? Dialogo! Se si è stati protagonisti dell'evento, o se si è stati spettatori. Arrivare al coma etilico è sempre grave, ma distinguiamo chi beve frequentemente ed ha bisogno di quantità sempre maggiori per avere l'effetto desiderato, e chi non ha mai ingerito sostanze alcoliche e ne assume una quantità tale da stare molto male. Cogliere l'occasione di notizie come queste per parlare e discutere in famiglia, sentire il parare dei figli, come si sarebbero comportati in quella situazione. Prevenire, insegnando il senso del limite, alternando fermezza e dolcezza. Troppa severità può indurre i ragazzi a scegliere atti molto dimostrativi e pericolosi per affermare la propria autonomia. Troppa permissività potrebbe sfociare in atti estremi che hanno lo scopo di attirare l'attenzione e di gridare "Quanto valgo per te?". Trasmettere il preciso messaggio che, anche se la combinano grossa, i figli possono rivolgersi ai genitori, sempre. Prima o poi i giovani incontreranno, o cercheranno, situazioni in cui mettersi alla prova. Mandiamoli con un bagaglio di cui possano servirsi al bisogno e forniamogli un porto sicuro a cui attraccare. E le istituzioni? Far rispettare le leggi già esistenti, realizzare progetti di informazione e prevenzione, e perché no, far pagare le cure”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico