Civitanova, acido e coltellate, Sheval in lacrime: «Ero pazzo di gelosia»

Civitanova, acido e coltellate, Sheval in lacrime: «Ero pazzo di gelosia»
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CIVITANOVA - «Eravamo al bar a prenderci un caffè, ma lei mandava Sms ad altri uomini e si faceva Selfie, non ci ho visto più». È stato a quel punto che sarebbe scattata la furia omicida di Sheval Ramadani, il macedone di 32 anni che sabato scorso ha gettato l’acido contro la sua fidanzata e l’ha accoltellata con tre fendenti, di cui uno, il più grave, all’addome facendola finire in fin di vita in ospedale.

Ieri l’uomo, arrestato per tentato omicidio aggravato, è stato condotto in Tribunale per la convalida dell’arresto e al gip Claudio Bonifazi ha raccontato della sua relazione con Alina Emilia Pavel, romena di 30 anni, e quello che è accaduto sabato pomeriggio prima dell’aggressione. Lo ha fatto seduto accanto all’avvocato Sandro Pugliese e tenendo in mano un fazzoletto. Nel raccontare i fatti più volte ha pianto, lo ha fatto anche quando il giudice ha convalidato l’arresto e ha confermato il carcere.
  «Ho agito per rabbia e gelosia – ha raccontato Ramadani –, le avevo chiesto tante volte di lasciare il lavoro di ballerina al night e di venire a vivere con me, ma mi rispondeva sempre “Fammi fare un altro po’ di soldi e poi vediamo”. In tre anni le ho dato 500.000 euro, sono arrivato anche a regalarle 3.000 euro a volta. Ho una grande azienda agricola a Grosseto, guadagnavo abbastanza sia per me sia per lei. Sabato non volevo ucciderla, mi dispiace, sono pentito di quello che ho fatto». Giovedì scorso Ramadani aveva preso il treno a Grosseto ed era andato ad Ascoli da un cugino, aveva dormito lì e poi era partito per Civitanova. Venerdì verso le 5 si era visto con Alina che da poco aveva finito di lavorare al night Top. Nella notte tra venerdì e sabato ha dormito in macchina, poi nel pomeriggio lui e la ballerina si sono dati appuntamento in un bar.
 
«Io fatto tutto per lei – ha ripetuto ieri al gip –, ho lasciato mia moglie e i miei figli in Macedonia, per potermi sposare con lei ho cambiato il mio cognome, da Mustafovski a Ramadani. Quando tempo fa lei fu aggredita, non so chi sia stato ma secondo me era per motivi che riguardavano il suo lavoro, la portai io all’ospedale per farla curare, io ho provveduto anche a suo figlio. Più volte le ho detto di lasciare quel lavoro, volevo che smettesse quella vita, ma lei non voleva. Secondo me aveva altri uomini». Alla fine Ramadani ha comprato una bottiglia di acido muriatico, sabato pomeriggio è andato al bar con Alina, ma quando la ragazza ha iniziato a usare il cellulare , «non ci ho visto più».
 

Il trentaduenne ha riferito di aver comprato l’acido perché voleva punire Alina, ha aggiunto di non ricordare quante coltellate ha inferto alla ragazza, ma ha detto di essersi subito pentito. All’avvocato ha chiesto notizie della ballerina, voleva sapere come stava e se poteva andare a trovarla all’ospedale. È invece tornato in carcere. Per il giudice Bonifazi c’è il pericolo che possa reiterare il reato. «Ho trovato un ragazzo molto pentito – ha commentato l’avvocato Pugliese -, ha capito di aver commesso un gesto gravissimo. Probabilmente accederemo al rito abbreviato». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico