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CASTELRAIMONDO Trecentosessanta euro in bitcoin in cambio della decriptazione dei file contenuti nel computer. È quanto avrebbe chiesto a un uomo di Castelraimondo all’epoca dei fatti 70enne un 40enne di Frosinone sotto processo per estorsione.
I fatti risalgono ad aprile del 2016 quando la vittima mentre usava il proprio computer si era trovata tutti i file criptati e il computer praticamente inutilizzabile.
Quanto? 299 bitcoin, la moneta virtuale che all’epoca al cambio corrispondeva a 359,22 euro, versati sulla Postepay intestata al 40enne. L’anziano pagò ma poi denunciò l’accaduto, gli inquirenti acquisirono documentazione relativa ai passaggi di denaro, effettuarono ulteriori accertamenti e alla fine arrivarono a stabilire che l’autore della richiesta estorsiva fosse il 40enne di Frosinone. L’uomo era quindi finito sotto processo davanti al giudice Francesca Preziosi e al Pm Stefano Lanari. Difeso dall’avvocato Paolo Marchionni ieri è stata prodotta una relazione tecnica redatta dal consulente di parte.
Il giudice ha acquisito la relazione e ha dichiarato chiusa l’istruttoria nel corso della quale erano state acquisite anche le dichiarazioni rese dal titolare del centro di cambio euro/bitcoin.
L’udienza è stata quindi rinviata per la discussione al 14 giugno del prossimo anno. L’imputato rigetta gli addebiti: «Agli atti di questo fascicolo – ha commentato l’avvocato Marchionni – non ci sono prove che il mio assistito abbia partecipato o abbia avuto un ruolo qualsiasi nell’attività delittuosa, vedremo quello che il Tribunale deciderà. L’unico elemento a suo carico è quello di essere intestatario della carta sulla quale è transitata la somma versata dalla persona offesa con cui il mio assistito non aveva alcun tipo di relazione o contatto, né ha lucrato alcunché».
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