«La 15enne Cameyi uccisa e sepolta», l'ex fidanzato a processo dopo 12 anni. La Procura contesta a Monir Kazi l’omicidio volontario

Cameyi Moshammet. A fianco il luogo in cui vennero trovati i resti del corpo
PORTO RECANATI - Quindicenne scomparsa 12 anni fa, i resti trovati dopo 8 anni. Domani si aprirà il processo in Corte d’Assise a carico dell’ex fidanzato, oggi...

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PORTO RECANATI - Quindicenne scomparsa 12 anni fa, i resti trovati dopo 8 anni. Domani si aprirà il processo in Corte d’Assise a carico dell’ex fidanzato, oggi 32enne, Monir Kazi. Il procedimento sarà celebrato in assenza dal momento che l’imputato, probabilmente, è in Bangladesh (ma al momento non è chiaro se sia ancora nel suo Paese di origine dove sicuramente si è recato nel 2011). 

 
Le contestazioni 
Il giovane è accusato dell’omicidio volontario della connazionale minorenne Cameyi Moshammet, per la Procura avrebbe ucciso la fidanzatina per gelosia, è invece prescritta l’iniziale ipotesi di reato di occultamento di cadavere. La vicenda risale al 2010. All’epoca Cameyi viveva ad Ancona insieme ai genitori e ai fratelli. Secondo l’ipotesi accusatoria il 29 maggio di quell’anno la 15enne e Monir in treno raggiunsero la stazione di Porto Recanati, da lì proseguirono verso l’Hotel House dove abitava il 20enne. Da quel momento il segnale del cellulare della ragazzina sparì e con esso ogni traccia della 15enne. Monir Kazi fu inizialmente indagato per sequestro di persona, ma nel 2015 l’indagine fu archiviata. Dopo 8 anni, il 28 marzo del 2018 in un campo tra un casolare abbandonato e un pozzo interrato alle spalle dell’Hotel House in via Santa Maria in Potenza dei finanzieri impegnati in un controllo antidroga videro spuntare un femore umano dal terreno. Gli scavi andarono avanti per giorni, da due denti il consulente della Procura riuscì a comparare il Dna con quello dei familiari di Cameyi riscontrando che appartenevano alla 15enne. A quel punto il fascicolo venne riaperto e mandato alla Procura di Macerata per competenza. Domani, partirà il processo. «Purtroppo non sono riuscito a contattare nessuno, né mi hanno contattato – ha commentato l’avvocato di Monir Kazi, Marco Zallocco –. Il processo sarà di fatto un abbreviato senza sconto di pena, perché quelli che hanno potuto dire qualche cosa, purtroppo in buona parte giudizi, sul mio assistito, l’hanno detto, quelli che hanno potuto raccontare qualcosa, pochissimo, l’hanno detto, i tabulati e le intercettazioni sono quelle e possono essere interpretate in vari modi, sta di fatto che è tutto lì. Nel migliore dei casi i testimoni potranno dire le stesse cose di 12 anni fa, altrimenti diranno dei semplici “non ricordo”. Di determinante e di concreto da allora nei confronti del mio assistito non c’è stato nulla, altrimenti il pubblico ministero e il Gip di Ancona non avrebbero archiviato il procedimento. Non è l’aver trovato le ossa della poverina che cambia qualcosa». 

La vicenda 


«Come ci insegna il caso di Saman Abbas (la ragazza pakistana scomparsa ad aprile 2021 da Novellara dopo aver rifiutato un matrimonio combinato, ndr) - prosegue il legale -, quando c’è qualcosa di più nelle indagini non è necessario trovare il cadavere per processare delle persone, il fatto che nel nostro caso siano state trovate le ossa non ha aggiunto nulla di più rispetto a quello che c’era contro il mio assistito». La mamma di Cameyi, Fatema Begum e i tre fratelli Asik, Sajid e Jisan Moshammet sono parte civile con l’avvocato Luca Sartini. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico