Google batte Agcom: il Tar Lazio annulla super multa da 750 mila euro. Ecco cosa è successo

Lo scorso luglio il colosso era stato multato a causa di violazione del divieto di pubblicità del gioco d’azzardo sul canale YouTube

Google batte Agcom: il Tar Lazio annulla super multa da 750 mila euro. Ecco cosa è successo
Niente multa di 750mila euro a Google dopo che sulla piattaforma YouTube, di sua proprietà, un canale aveva più volte pubblicato video atti a promuovere siti web di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Niente multa di 750mila euro a Google dopo che sulla piattaforma YouTube, di sua proprietà, un canale aveva più volte pubblicato video atti a promuovere siti web di giochi con vincite in denaro. Il provvedimento da parte di Agcom era arrivato lo scorso luglio a seguito di una segnalazione in cui si sottolineava la possibilità di violazione del Decreto Dignità.

 

L'accusa

Il Tar Lazio ha annullato la multa Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nei confronti di Google Ireland Limited da 750mila euro per la pubblicità del gioco online su Youtube. Come riporta agipronews il tribunale regionale, che aveva già concesso la sospensiva sul provvedimento con una precedente ordinanza, ha stabilito che Google in quanto prestatore di servizi «non è responsabile delle informazioni memorizzate a richiesta di un destinatario del servizio, a condizione che detto prestatore: a) non sia effettivamente a conoscenza del fatto che l'attività o l'informazione è illecita e, per quanto attiene ad azioni risarcitorie, non sia al corrente di fatti o di circostanze che rendono manifesta l'illiceità dell'attività o dell' informazione; b) non appena a conoscenza di tali fatti, su comunicazione delle autorità competenti, agisca immediatamente per rimuovere le informazioni o per disabilitarne l'accesso».

Il Collegio afferma quindi che «dovendosi il servizio offerto dalla piattaforma YouTube qualificare in termini di 'hosting', la mera valorizzazione degli indici presenti nel provvedimento impugnato non sia di per sé sufficiente, alla luce del riportato quadro normativo e giurisprudenziale, a fondare, nel caso di specie, la responsabilità del gestore della piattaforma per la violazione del "Decreto Dignità"», motivo per cui il Tar ha accolto il ricorso di Google.

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico