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Tra sacro e profano, oggi è il giorno della Befana. Con i suoi doni, si pente di non aver seguito i Re Magi per omaggiare il bambino Gesù; mentre con i suoi vestiti logori ed il carbone, evoca le ceneri del suo fantoccio, simbolo dell’anno vecchio, che nei riti pagani si bruciava. Poi c'è il mito che la vuole un po' marchigiana. Con il suo volo notturno, espia le colpe di suo marito Ponzio Pilato di cui il corpo, trascinato da bufali da Roma fino alla cima del Redentore, giace in quel lago di colore rosso sotto il Vettore. Appesa al camino, una volta la calza accoglieva arance, mandarini e caldarroste. Nel Maceratese, non mancavano mai le “paccucce” o fette di mele essiccate dolcificate con del miele. Ma è con i biscotti che le Marche si distinguono. Nei Sibillini, prendono la forma di cani, gatti, gufi, asinelli.
I befanini
In queste terre di leggende si narra che, all’alba del giorno dell’Epifania, gli animali possono parlare. «Li chiamiamo i Befanini» spiega Samuele Cerri del forno l’Albero del Pane e della Pasticceria Vissana a Visso.
Le pastarelle
Ad Arcevia ci sono le pastarelle e a Genga e Serra San Quirico le pecorelle. Farina, uova, zucchero, strutto fuso, lievito, mistrà, scorza di limone e acqua calda. L’impasto è lavorato a doppia sfoglia e farcito di marmellate, uva passa, mandorle, fichi secchi, noci, mele tritati e sapa con un pizzico di cannella. La forma di mezzelune, qualche buchetto, una spennellata di rosso d’uovo e vanno in forno a 150° per mezz’ora. Mentre a Sassoferrato ci sono i Santi Re Magi. La ricetta è di Maria Paolo Marconi e Sandra luminari. Impastare 5 tuorli, 4 albumi, 350 gr di zucchero, 900 gr di farina, 200 gr di burro, 50 gr di strutto, 1 bustina e mezza di lievito, la scorza di un limone e 25 cl di latte. Al forno 60 minuti a 170°. Porta buon auspicio dargli una forma di donne abbondanti. Spennellare con vino e zucchero e far asciugare nel forno caldo.
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Corriere Adriatico