Sul prato e nelle tribune c'è la folla che amava Michele per i suoi trionfi

Sul prato e nelle tribune c'è la folla che amava Michele per i suoi trionfi
Sul prato e nelle tribune c'è la folla che amava Michele per i suoi trionfi e per la sua normalità. Ci sono tanti campioni di ciclismo, l'amico Roberto Mancini. Tante autorità,...

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Sul prato e nelle tribune c'è la folla che amava Michele per i suoi trionfi e per la sua normalità. Ci sono tanti campioni di ciclismo, l'amico Roberto Mancini. Tante autorità, a partire dal governatore Luca Ceriscioli e dal prefetto di Ancona Antonio D'Acunto, migliaia di compaesani e gli amici del Fan Club Michele Scarponi, che s'arrampicavano sui tornanti del Giro per incitarlo e ora si sono spesi per organizzare la camera ardente (visitata in due giorni da quasi 8.000 persone) e i funerali. Sportivi di ogni età e disciplina: non solo ciclisti da tutte le Marche (Fano, Chiaravalle, Fiuminata, si legge nelle tute) e da fuori regione, ragazzini con le divise sociali di tanti club di volley, calcio e basket. «Per questa terra Michele deve rimanere un patrimonio», raccomanda il cardinale prima di partire per Roma.

Il Fan Club
L'ultimo tributo al campione lo organizza Fabio Bucco, zio di Michele e presidente del Fan Club intitolato all'Aquila di Filottrano. «Usciamo tutti, schieriamoci ai lati della strada in quest'ultimo chilometro di Michele», dice al microfono. Così la folla si allinea sui bordi dell'ex statale 362 Jesi-Macerata che si snoda verso il cimitero, guidata da un servizio d'ordine impeccabile con polizia, carabinieri, vigili urbani, protezione civile e associazione nazionale carabinieri. Come al Giro d'Italia, apre il corteo la staffetta in moto della Stradale. La folla applaude, incita al passaggio del feretro come se l'Aquila fosse in piedi sui pedali, a spingere un rapporto agile da scalatore su un tornante dolomitico. La strada è liscia, c'è il sole e non fa freddo. Ma a quelli che battono le mani piace ricordare Michele così, con il vento in faccia. Quella faccia da bravo ragazzo che diventò campione e lo rimase in eterno.
Lorenzo Sconocchini
l.sconocchini@corriereadriatico.it
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Corriere Adriatico