“Non lavoro da tre mesi e non so quando potrò tornare a farlo”, Paola Caruso è preoccupata per gli effetti del coronavirus sulla sua professione. La...
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Un settore il suo, a cui non hanno pensato: “Di noi artisti – ha spiegato in un’intervista a “Nuovo” - nessuno si preoccupa perché ci vedono come una classe privilegiata e spesso dicono che non facciamo niente. Dovrebbero ricordarsi che oltre chi compare in video ci sono anche centinaia di persone che lavorano dietro le quinte, per la realizzazione di un programma televisivo o di uno spettacolo teatrale. Purtroppo pensano solo ai calciatori, che hanno avuto il coraggio di lamentarsi per la riduzione dei loro stipendi milionari. È assurdo”.
Durante la quarantena è rimasta in città (“Avrei potuto fare una fuga per raggiungere le mie mamme prima del lockdown come hanno fatto in tanti ma non me la sono sentita sia per un senso di responsabilità nei confronti delle persone che amo, sia perché non mi sarebbe sembrato corretto per il mio profondo senso civico”) ed è giustamente in ansia per il figlio: “Cosa mi preoccupa di più? Il futuro di mio figlio. Cammina da poco e avrebbe bisogno di correre e di giocare insieme ad altri bambini, invece tutto ciò che sino a ieri sembrava normale oggi non è più possibile e chissà quando tornerà ad esserlo.
E poi il mio pensiero va alle mie due mamme che vivono in Calabria e che non vedo da mesi. Festeggiare il primo compleanno di Michele senza le sue nonne è stata una ferita al cuore che non si è ancora rimarginata. Per me è straziante pensare che non possano trascorrere il tempo con il loro nipotino”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico