OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Andrea Carnevale compie 63 anni. Dalla vita privata al matrimonio finito con la sua ex moglie, Paola Perego, fino al processo per doping e spaccio di cocaina – dal quale è stato assolto – oggi è capo scouting dell'Udinese. L'ex calciatore capace di trionfare con lo Scudetto vinto in quel meraviglioso Napoli di Diego Armando Maradona, da oltre 10 anni è a capo degli osservatori del club friulano e si racconta al quotidiano La Repubblica.
L'omicidio della madre
Il più grande dolore è arrivato quando aveva 13 anni. Suo padre, Gaetano, uccise la madre Filomena da cui aveva avuto 7 figli, mentre lavava i panni nel fiume che sfocia nel lago di Fondi. Anni dopo, Gaetano si suicidò nel manicomio criminale di Aversa. “Mi ricordo di quando, in paese, parlavamo con i carabinieri di quello che succedeva a casa e ci dicevano: ‘Se non vediamo il sangue….’. Cosa potevo, cosa potevamo fare? Poi, quel giorno, il fiume si è colorato di rosso. Ho detto al maresciallo: ‘Ora vedi il sangue che volevi’. Ma non sono morto. Non sono morto. Ho fatto la mia vita».
I figli
Oggi i figli di Carnevale vivono lontani da Udine (a Roma), ma li sente spesso e ha un bel rapporto: Giulia lo ha fatto diventare nonno di Pietro, Riccardo fa il dj. Con Paola Perego e il suo nuovo marito sono diventati una grande famiglia allargata. A 63 anni nasconde di certo dentro di sé i dolori ma è sereno. Finalmente. "Oggi mi sento ancora un ragazzino e mi ritengo un uomo fortunato, fortunatissimo – ha spiegato – Ho avuto una vita di alti e bassi. Mi sono sentito onnipotente, bello, ricco, pensavo che nessuno mi potesse toccare.
Il caso doping
Il calcio gli ha dato grandi soddisfazioni e tanto successo, ma anche tantissimi dolori, come il caso doping a ottobre 1990 in cui fu coinvolto insieme ad Angelo Peruzzi per l’assunzione di uno stimolante, la fentermina, presente nel Lipopil, che si prendeva anche per perdere peso. «Fu colpa mia – spiega – Dalla Federazione mi rassicurarono: ‘Prenderai uno o due mesi di squalifica’, anche perché la quantità era irrisoria, zero virgola. Invece mi diedero un anno, una mazzata – spiega -. Mi perquisirono casa, ci fu il processo penale. Ricordo che il pm disse: ‘Abbiamo trovato nella sua abitazione questo prodotto’. E il giudice: ‘Ah, quelle vitamine le prendo anche io’. Fui assolto».
L'arresto per spaccio di cocaina
Nel 2002 l’arresto con l’accusa di detenzione e spaccio di cocaina. «Una telefonata che non dovevo fare, un millantatore che mi accusò, la mia solita ingenuità. Ma figuriamoci se mi mettevo a spacciare droga – racconta a proposito – Un periodo tremendo: un mese ai domiciliari, anni di processi. Volevo liberarmi e dissi al mio avvocato: ‘Perché non patteggiamo?’. ‘No, caro Andrea, non hai fatto niente, devi uscire innocente dal tribunale’. Aveva ragione: fui assolto". Da quel momento c'era la necessità di ripartire in qualche modo e cosa se non il calcio a tendergli la mano per iniziare un nuovo, entusiasmante e brillante percorso: "Devo ringraziare la famiglia Pozzo, che in un momento di grande dolore mi ha chiamato e mi ha voluto all’Udinese: la mia salvezza, una gioia che forse non si può comprendere – aggiunge – È stato come rinascere, perché mi ero perso e avevo perso una moglie e i miei due figli».
Il divorzio da Paola Perego
A proposito del matrimonio finito con Paola Perego, da cui sono nati Giulia nel 1992 e Riccardo nel 1996. «Ci siamo sposati a Monte San Biagio il 12 luglio 1990, subito dopo la fine di Italia ’90 – racconta Carnevale – In questi anni lei ha parlato pubblicamente dei miei tradimenti, della depressione. E tutto questo mi ha danneggiato. Io sono sempre stato zitto, non sono un uomo da gossip. A giugno scorso ho affrontato l’argomento con Giulia e Riccardo, non volevo pensassero che ho abbandonato lei a 4 anni e lui a 4 mesi". Carnevale ha voluto chiarire una volta per tutte la vicenda: «Non sono stato l’unico a sbagliare in quel matrimonio – ha detto ancora – Non voglio che tra qualche anno i miei nipoti leggano che il nonno è stato il più grande pu**aniere d’Italia. Io non ho lasciato, sono stato lasciato. E anche tradito».
Leggi l'articolo completo suCorriere Adriatico