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TORRE SAN PATRIZIO - Continua la battaglia sul 5g del comitato torrese costituito il 14 maggio. Chi vi aderisce, non contesta la nuova tecnologia di rete mobile che soppianterà il 4 ma critica l’amministrazione per la poca trasparenza, per l’arrendevolezza ai diktat delle compagnie telefoniche, per non avere un piano antenne che si poteva produrre con 20mila euro, per metà finanziati dalla Regione. Il piano avrebbe evitato l’installazione selvaggia regolamentando gli impianti sul territorio.
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Il Comune si difende e in un post su Facebook scrive che, grazie alla concertazione con una compagnia di telefonica, in contrada San Cassiano sorgerà un’antenna 4 di 27 metri anziché 5 di 30 metri, come la compagnia avrebbe voluto.
Stupisce che di 5 non si sia mai più parlato nel piccolo centro dopo che, nell’aprile 2020, il consiglio votò all’unanimità la moratoria sulla sperimentazione. Luca Leoni, il primo cittadino, era preoccupato per la salute dei cittadini e ricevuta la richiesta di installare su un lotto privato si oppose ma perse il ricorso al Tar. Su Facebook l’amministrazione ricostruisce la vicenda dall’inizio scrive che la decisione del Tar Marche «è in linea con quelle dei tribunali di tutta Italia giacché la legge toglie ai comuni discrezionalità di scelta nell’autorizzazione di impianti». Si poteva percorrere due strade: negare l’assenso e perdere ancora davanti al Tar o negoziare con la compagnia. Questa seconda strada è stata percorsa e l’antenna è stata ridotta di 3 metri, la velocità di trasmissione dei dati è 100 volte inferiore. Il piano antenne, per il Comune, «è un mero atto d’indirizzo e concertazione con i gestori».
Ma proprio qui sta il punto. Craia, coadiuvato da Giuseppe Teodoro (consulente delle amministrazioni per la gestione territoriale di queste infrastrutture) smonta le tesi dell’amministrazione e gli domanda: «perché per un anno ha tenuto il segreto? E perché, quando si cominciava a parlare di antenne, ha dato l’ok? Che fretta c’era?» Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico