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PORTO SANT’ELPIDIO - Prende a martellate un uomo per strada, il ferito è grave e l’aggressore è in carcere. Si poteva evitare? «Forse sì» dice l’avvocato Gianvittorio Galeota che difende Egidio Medaglia, il 63enne che il 3 novembre scorso ha colpito con un martello in testa un 53enne poi ricoverato in gravi condizioni all’ospedale regionale di Torrette ad Ancona. Di che genere di lesioni si tratti: gravi o gravissime sarà il medico legale Francesco Paolo Busardò a dirlo. La Procura ha incaricato il professionista della consulenza tecnica e bisogna attendere gli esiti.
Gli indizi
L’aggressore rischia 7 anni di carcere, forse 12.
«Ho trovato un uomo distrutto – dice l’avvocato - tutto è andato al di fuori di ogni possibile previsione, fuori dal perimetro di quello che sarebbe mai potuto accadere. Si era diffusa in città la notizia della relazione della compagna con la parte offesa. L’allineamento della moglie e della figlia a cui era dedito è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il mio assistito ha perso la cognizione di sé. Era rimasto chiuso in casa tre mesi per la vergogna dopo quanto era accaduto (il riferimento è all’allontanamento della moglie e della figlia, ndr). Quando è uscito è successo davvero l’imprevedibile». Il legale punta a far uscire il suo cliente dal carcere. Dice che le sue condizioni non sono compatibili con la prigionia. «Bisogna vedere cosa dirà il perito, dobbiamo aspettare l’esito della consulenza tecnica, stiamo valutando la possibilità di una perizia psichica».
Si poteva evitare? «A lungo mi sono posto la domanda. Non trovo giusta la tutela unilaterale della persona offesa in casi di stalking – sottolinea Galeota - ritengo che il problema debba essere affrontato a 360°. Se i Servizi sociali intervengono e si arriva ad allontanare due persone in una famiglia, non si può chiudere gli occhi davanti all’altra parte in causa».
La strategia
Per il legale «nessuno deve essere lasciato solo. Se abbiamo davanti un delinquente c’è la galera, se siamo di fronte a una persona malata, questa va curata. Niente si verifica di colpo. C’è sempre gradualità nelle azioni. Questa è una situazione che è degenerata. Un uomo ha perso la testa e oggi è distrutto lui e tutta la sua famiglia. Il pensiero va anzitutto alla persona aggredita, ma la rete sociale va garantita e deve funzionare all’interno delle istituzioni». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico