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PORTO SANT'ELPIDIO Proroga di 18 mesi dell’accordo di programma per la Fim, lo ha deciso il Collegio di vigilanza che si è riunito ieri in Provincia di Fermo per esaminare la richiesta della proprietà. Servono nuovi campionamenti e saranno suddivisi in tre aliquote ma perché arrivare solo a 5 metri d’altezza? Se lo chiede il coordinamento di associazioni fortemente critiche nei confronti dell'operazione bonifica.
Nell'anno e mezzo che seguirà resta da definire la modalità d’intervento sulla Cattedrale, la proprietà Fim srl ha depositato il cronoprogramma delle indagini integrative da effettuare sulle pareti da bonificare e ha ottenuto l'ok dell'ultimo tavolo tecnico e della pregressa Conferenza dei servizi. Sempre la proprietà ha inviato una relazione sulle prove di sabbiatura da effettuare sulla Cattedrale e, dopo i preliminari, elaborato un piano di sicurezza seguiranno i prelievi e le indagini, i risultati che saranno sottoposti alla prossima Conferenza per l’approvazione.
I tempi
«I tempi per arrivare al termine della bonifica si sono prolungati ampiamente, non rendendo possibile il completamento di quanto previsto dall’Accordo di programma in scadenza a fine anno – dicono il sindaco di Porto Sant’Elpidio Massimiliano Ciarpella e il presidente della Provincia Michele Ortenzi – tenuto conto delle indagini integrative, del cronoprogramma e valutando le tempistiche per arrivare a un’ultima e, speriamo risolutiva, Conferenza, il Collegio di vigilanza ha stimato che una proroga di 18 mesi sia un tempo congruo per completare gli approfondimenti del caso».
Nella Conferenza del gennaio scorso, reiterando la richiesta del novembre 2021, la Sovrintendenza aveva chiesto di verificare l'inquinamento su tutta l’estensione della muratura, visto che i campionamenti precedenti avevano riguardato solo la parte vicina al terreno (tra 20 a 80 cm d’altezza).
Le critiche
Ma il coordinamento batte dove il dente duole: «in disprezzo del vincolo si fa il possibile per giustificare la demolizione della Cattedrale, anche se la proprietà ha verificato che, tolti pochi millimetri della parte più esterna della muratura, e soltanto nei pochi punti con valori superiori a quelli concessi dalla legge, l’inquinamento rientrerebbe nei parametri di non pericolosità. La legge impone l’eliminazione totale dell’inquinamento o la messa in sicurezza permanente con metodologie tecniche già ampiamente sperimentate. Una di queste è l’incapsulamento dei muri, dopo averli trattati con adeguati lavaggi. Ciò consentirebbe la fruizione della struttura senza rischi o pericoli per le persone e l'ambiente. Se ci fosse davvero l’intenzione di restaurare, si dovrebbe pretendere campionamenti su tutta la superficie per intervenire con precisione scientifica e anche per evitare maggiori e inutili costi. Perché l’amministrazione non ribadisce questi concetti? Si è allineata alla “filosofia della demolizione” sostenuta dalla proprietà e dalle amministrazioni precedenti? Ricordiamo il vincolo alle varie parti in gioco: politici, amministratori, Enti di tutela e di controllo».
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Corriere Adriatico