PORTO SAN GIORGIO - Quando il tuo cognome è un temuto virus e quando si ha la sfortuna di sceglierlo come nome di un brand. Pasta Corona e Coronavirus, una fortuita...
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Tiziana racconta la vicenda: «Un po’ di mesi fa siamo stati contattati da un’azienda coreana del luxury che voleva ampliare il proprio giro d’affari inserendo il settore food e aveva selezionato la nostra pasta. Prese le dovute informazioni sulla credibilità della controparte, abbiamo cominciato la trattativa e fornito le certificazioni del prodotto. Una trattativa che è durata un paio di mesi e che doveva portare alla stesura di un ordine cospicuo. Un intero container di Pasta Corona» racconta l’imprenditrice. «Tutto sembrava avviarsi verso la conclusione positiva della trattativa, tant’è che avevo cominciato ad attrezzarmi per adeguare la confezione dei prodotti in lingua coreana. Improvvisamente, i colloqui hanno subito una brusca interruzione. Nessuna risposta alle nostre mail, nessun contatto. Tutto ciò mi sembrava inspiegabile. Poi quando ho sentito per la prima volta il nome Coronavirus ho ricollegato tutto» conclude Corona. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico