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PORTO SAN GIORGIO - Tentata rapina in via dei Giochi Olimpici, l’accorciatoia per il palas. L’episodio sabato sera. L’aggredito è un dipendente di Mauro Cardinali che tornava dal lavoro con i soldi dell’incasso della giornata passata all’area del distributore di servizio sulla Statale fra Casabianca e San Tommaso.
Intorno alle 22 è stato costretto a fermarsi per un’auto di traverso sulla strada.
Dopo la chiusura del distributore è il percorso quotidiano per consegnare l’incasso all’azienda. Dalla Statale s’imbocca la traversa in salita per il PalaSavelli. Scattata la segnalazione al 112 sono arrivati a sirene spiegate i carabinieri e hanno avviato le indagini. Hanno recuperato le immagini della videosorveglianza per analizzare ogni dettaglio, partendo dalla targa e dal modello di auto che sbarrava il percorso. Tutto fa pensare che la vittima della rapina fosse sotto osservazione da tempo, forse da settimane. Sotto choc lui e il titolare dell’area di servizio, che ha vissuto un’esperienza simile. Si ricorderà la notte di terrore nell’ottobre 2012 in contrada Canale quando tre banditi albanesi irruppero in casa Cardinali.
Potrebbe esserci un legame tra i due episodi. I rapinatori l’altra sera non hanno fatto un fiato durante l’assalto, per non lasciare indizi sulla loro provenienza. «Sono amareggiato ma non è una novità – dice Cardinali –: vorrei capire perché, se una persona cammina per i fatti suoi e viene aggredita, la legge dice che deve esserci una reazione equilibrata. Una proporzionalità tra condotta offensiva e reazione difensiva. Un equilibrio tra offesa e reazione. Ma non può esserci equilibrio quando si viene percossi fino a diventare una maschera di sangue. Chi ci aggredisce deve sapere che rischia anche la morte, o almeno 20 anni di carcere».
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Corriere Adriatico