PORTO SAN GIORGIO - Tentata rapina in via dei Giochi Olimpici, l’accorciatoia per il palas. L’episodio sabato sera. L’aggredito è un dipendente di Mauro Cardinali che tornava dal lavoro con i soldi dell’incasso della giornata passata all’area del distributore di servizio sulla Statale fra Casabianca e San Tommaso.
Intorno alle 22 è stato costretto a fermarsi per un’auto di traverso sulla strada. Sono usciti due individui con il passamontagna che hanno accerchiato il dipendente e lo hanno preso a bastonate. Botte con una spranga di ferro, fino a farne una maschera di sangue. Ma un’auto di passaggio ha costretto i rapinatori alla fuga, senza bottino. Resta il trauma per l’aggredito, le ferite e la paura per un episodio di una brutalità inaudita. Se non fosse stato il caso del passante, la rapina sarebbe andata a segno. Uno dei due banditi si è accanito sulla vittima mentre il compare cercava i soldi. Tutto sembra fosse stato studiato a tavolino così bene che i malviventi sapevano a che ora sarebbe passato l’uomo.
Dopo la chiusura del distributore è il percorso quotidiano per consegnare l’incasso all’azienda.
Potrebbe esserci un legame tra i due episodi. I rapinatori l’altra sera non hanno fatto un fiato durante l’assalto, per non lasciare indizi sulla loro provenienza. «Sono amareggiato ma non è una novità – dice Cardinali –: vorrei capire perché, se una persona cammina per i fatti suoi e viene aggredita, la legge dice che deve esserci una reazione equilibrata. Una proporzionalità tra condotta offensiva e reazione difensiva. Un equilibrio tra offesa e reazione. Ma non può esserci equilibrio quando si viene percossi fino a diventare una maschera di sangue. Chi ci aggredisce deve sapere che rischia anche la morte, o almeno 20 anni di carcere».
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