OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
MONTEFALCONE APPENNINO - È salva la pluriclasse della scuola media di Montefalcone Appennino. Il 15 settembre, in aula, ci saranno tutti e tredici gli studenti di prima, seconda e terza. Ma quella che potrebbe essere considerata una vittoria, per il sindaco Giorgio Grifonelli è «comunque una sconfitta».
«Non possiamo sempre raccomandarci per avere quello che ci spetta di diritto. C’è un governo che dice di voler far ripartire i borghi con lo sponsor del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), ma, se i ragazzi non possono frequentare la scuola, i plessi vengono chiusi e, chiudere un plesso montano, significa compromettere un’intera comunità», la denuncia del primo cittadino.
Sul piede di guerra, i sindaci di Montefalcone e Smerillo (la scuola è consortile: la materna sta a Smerillo, elementari e medie a Montefalcone), hanno scritto all’Usr e al Ministero dell’istruzione. Un fitto scambio di mail, in cui i due Comuni hanno fatto valere le loro ragioni. Che riguardano la scuola, ma anche tutto un territorio, quello montano, che chiede di vedersi riconosciuti i servizi essenziali. Alla fine, l’hanno spuntata. I quattro studenti non dovranno spostarsi. Formalmente, risulteranno iscritti a Comunanza, ma frequenteranno a Montefalcone. Scongiurato, di conseguenza, per l’anno prossimo, il rischio che la pluriclasse scompaia. Con i quattro ragazzi dirottati a Comunanza e quelli di terza in uscita, infatti, sarebbero rimasti solo quelli di seconda che andranno in terza e il plesso sarebbe stato, a quel punto, chiuso. «Possiamo essere un punto di riferimento e accogliere altre persone, ma, se dobbiamo concentrare le energie per difendere la scuola, vanifichiamo tutto il resto», dice Grifonelli che, sulla questione, chiederà un incontro al ministro dell’Istruzione.
«Non è pensabile – prosegue il sindaco – che ci siano cittadini di serie a e b e che i plessi di montagna vengano bistrattati. Ci sono famiglie che hanno investito in questo territorio, per restare. Perciò, chiediamo coerenza. Non possiamo stare sempre a difendere un diritto sacrosanto com’è lo studio. Vogliamo davvero far rivivere i piccoli borghi? Allora, non dobbiamo spogliarli di quello che hanno». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico