FamFest a Monte Urano, l'apertura dell'arcivescovo: «La realtà cambia, no ai pregiudizi»

FamFest a Monte Urano, l'apertura dell'arcivescovo: «La realtà cambia, no ai pregiudizi»
MONTE URANO - I parrocchiani che mugugnano per il FamFest sbagliano. Lo fa capire chiaramente l’arcivescovo Rocco Pennacchio nell’intervista apparsa sul sito web...

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MONTE URANO - I parrocchiani che mugugnano per il FamFest sbagliano. Lo fa capire chiaramente l’arcivescovo Rocco Pennacchio nell’intervista apparsa sul sito web dell’Arcidiocesi. «Non si può esprimere un giudizio previo su qualcosa che ancora deve accadere, a meno che non si annunci un’iniziativa organizzata di proposito contro la Chiesa e i cristiani, ma questo non sembra emergere dal programma» afferma Pennacchio.

 
La posizione
«Dobbiamo poi evitare - prosegue - di apparire fondamentalisti: il fatto che l’ispirazione che guida gli organizzatori non corrisponda alla visione antropologica cristiana non deve indurre a chiusure pregiudiziali». I mugugni sono arrivati anche perché il FamFest, il primo festival transfemminista intersezionale delle Marche, si svolge a due passi dalla chiesa e nei giorni (sabato e domenica) in cui le funzioni sono più partecipate. La lista di minoranza Cambiamo Musica si è fatta portavoce del malcontento chiedendo (invano) lo spostamento. «Mi pare ingenuo affermare che - dice - sarebbe stato meglio organizzare la manifestazione “a distanza” dalla Chiesa, quasi a non voler contaminarsi. Non è misurando la distanza degli eventi “scomodi” dal luogo di culto che si tutela la comunità cristiana. Si alimenterebbe l’illusione che certe cose non esistono solo perché non le vediamo. Non condivido l’idea che alcuni si nascondano dietro la Chiesa perché sia lei ad attaccare organizzatori o promotori, sostituendosi ai cittadini. Il FəmFest potrebbe aiutarci a prendere coscienza di una realtà che va rapidamente cambiando e che, se non cerchiamo di conoscerla, andrà comunque avanti per la sua strada».

Pennacchio esprime anche qualche perplessità: «Ho letto che nel programma è previsto un “laboratorio per bambini su educazione femminista”: di cosa si parlerà? Si ritiene così necessario affrontare temi di femminismo o transfemminismo con i bambini?». E allo stesso modo si interroga sull’Horror Festival: «È così decisivo per la crescita civile e sociale del nostro territorio?».


L’intesa


Maggior dialogo in fase di programmazione quando si toccano temi delicati? «Ci fosse stato richiesto un parere non ci saremmo sottratti, anche per smontare i pregiudizi che troppo spesso vedono la Chiesa in posizione di chiusura. Ciò non toglie che, quando necessario, dobbiamo intervenire», chiude Pennacchio che vuole una Chiesa più protagonista nelle scelte e meno bacchettona. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico