Cifalà, a Monte Urano lezione con l'iridato di biliardo: «Disciplina fantastica, è una palestra di vita»

Cifalà, a Monte Urano lezione con l'iridato di biliardo: «Disciplina fantastica, è una palestra di vita»
MONTE URANO - «Il biliardo è una scuola di vita. Ci vuole tecnica, concentrazione, sangue freddo, conoscenza dell’avversario, strategia ma anche...

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MONTE URANO - «Il biliardo è una scuola di vita. Ci vuole tecnica, concentrazione, sangue freddo, conoscenza dell’avversario, strategia ma anche spiritualità». Ad affermarlo è Carlo Cifalà, considerato il più grande giocatore italiano di biliardo a stecca degli ultimi 40 anni, con innumerevoli titoli vinti tra cui anche un campionato del mondo nel 1987.

 
La storia
Il campione di origine siciliane, poi cresciuto a Torino, si è da tempo ritirato dalle competizioni. Negli ultimi anni ha formato decine di campioni e ogni tanto visita qualche club per diffondere il suo amore per il biliardo. Grazie a qualche amico locale, il presidente della Bocciofila di Monte Urano Daniele Venanzi è riuscito ad ospitare Cifalà per una settimana, fino a martedì 13. Tutti i pomeriggi il mito del biliardo italiano dispensa consigli ai giocatori che frequentano la sala e alla squadra della Bocciofila monturanese che, in rappresentanza delle Marche, ha recentemente sfiorato la vittoria nel campionato a squadre nazionale.
I consigli
«Per diventare un bravo giocatore bisogna perfezionare la tecnica ma occorrono altre doti che troviamo nel tennis, nel pugilato e negli scacchi» racconta Cifalà, incontrato all’Hotel Caminetto di Porto San Giorgio. L’ex campione mondiale ripercorre la sua storia, da quando, collaudatore di motori per l’aviazione ha mollato tutto per il biliardo, dal quale è stato risucchiato: anima e corpo. «Il biliardo è stato il mio maestro di vita. È spiritualità, è metafisica. È importante avere memoria per archiviare gli errori commessi e non ripeterli, così come attuare le strategie nei confronti dell’avversario che bisogna studiare». Per lo stesso Cifalà le attrezzature hanno cambiato il gioco del biliardo nel corso degli anni, a cominciare dalla stecca in metallo, lanciata sul mercato dallo stesso campione che ora teme per un possibile ingresso del doping in questo sport.
I dubbi
Critica i criteri con cui sono stati selezionati i giocatori del prossimo campionato mondiale. Cifalà conosce bene le Marche, anche per esser stato rappresentante dell’azienda De Blasi di Fano che costruiva i biliardi: «Mia mamma è ravennate per cui apprezzo tutta la costa adriatica. Nelle Marche e nel Fermano emerge la dedizione al lavoro, la gentilezza degli operatori turistici e anche l’alto livello del biliardo a cui si affianca quello delle boccette» afferma il campione.
I punti


Racconta la sua battaglia più epica: «E’ la finale mondiale persa contro l’argentino Borelli. Stavo disputando un torneo super e nella finale avevo un margine di 70 punti sul mio avversario. Qui è arrivato un corto circuito nella mia mente e alla fine ho perso. È stata la partita da cui ho imparato di più nella mia vita». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico