Montegiorgio, attentati alle chiese Il procuratore Seccia accelera

Un momento dell'incontro
MONTEGIORGIO -  «Presto avremo delle novità». Le indagini sugli attentati alle chiese fermane vanno avanti con il massimo riserbo, e anche il procuratore...

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MONTEGIORGIO -  «Presto avremo delle novità». Le indagini sugli attentati alle chiese fermane vanno avanti con il massimo riserbo, e anche il procuratore della Repubblica di Fermo, Domenico Seccia, non si è troppo sbottonato nel corso dell'incontro con gli studenti delle superiori di Montegiorgio di ieri mattina. Ma sono bastate poche parole per lasciar intendere che gli inquirenti stanno battendo delle piste ben precise. 


«Non mi piace svelare dettagli sulle indagini- ha precisato Seccia - ma si sta andando avanti. Sono fatti non abitudinari per il Fermano, anche per l'elevato pericolo di coinvolgimento di persone. Quel che è certo è che penso sia necessario intensificare l'attività investigativa. Mi rammarica personalmente ciò che sta vivendo don Vinicio. Speriamo di riuscire a dare delle risposte». 
Il procuratore è stato ospite dell'evento organizzato dal Lions Club Amandola Sibillini dal titolo "Etica e legalità" insieme al presidente della Comunità di Capodarco don Vinicio Albanesi. Anch'egli, ovviamente, è tornato a parlare dei fatti che, nelle settimane passate, avevano visto colpita anche la sua parrocchia, quella di San Marco alle Paludi. 

«Quel che è certo è che si tratti di episodi con rivendicazioni dirette alla Chiesa - ha sottolineato Albanesi - ma il motivo faccio fatica a individuarlo con precisione. Qualcuno che vuole colpirci perché non abbiamo fatto a sufficienza per lui? Abbiamo dato fastidio a qualcuno? Siamo intervenuti in zone degradate che non dovevamo toccare? Un generico attacco anticlericale? Un fuori di testa? Tutto può essere. Ma il filo logico è quello della Chiesa. Quel che è certo è che bisogna reagire con fermezza ma senza aggressività. Perché chi dà testate contro un muro alla fine si spacca la testa. Ho sentito voci sul fatto che sarei pronto a lasciare San Marco. E dove vado?».
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Corriere Adriatico