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Gli accertamenti
Gli approfondimenti investigativi, però, sono andati avanti incessanti, per ricostruire le cause dell’attentato e soprattutto le relazioni dell’estremista.
I provvedimenti
In particolare, i destinatari dei provvedimenti, emessi dal procuratore distrettuale Giuseppe Amato e dal pm Stefano Dambruoso della Direzione distrettuale antimafia ed antiterrorismo della Procura di Bologna, utilizzavano profili social con contenuti tipici dell’estremismo islamico.
L’intervento
Ad eseguire le perquisizioni, personale del Ros dei Carabinieri e della Digos della Questura di Bologna, con il supporto del Raggruppamento operativo speciale di Roma e della Direzione centrale di polizia di prevenzione. Rigoroso il riserbo degli inquirenti, che non hanno diffuso ulteriori dettagli sull’operazione. Per il momento, sono stati individuati altri stranieri, verso i quali sono stati emessi provvedimenti di espulsione, per allontanarli dal suolo italiano. La posizione dei perquisiti è in corso di valutazione, per chiarire la loro regolarità a permanere nel territorio nazionale. L’operazione accende i riflettori sul pericolo di infiltrazioni terroristiche in Italia. Che tipo di legame aveva stretto l’attentatore di Bruxelles con i suoi conoscenti italiani? Era solo una comune frequentazione di piattaforme web o c’è il rischio che si replichino attentati? E che frequentazioni aveva il fermano finito sotto la lente delle forze di polizia europee? Tutti interrogativi sui quali proseguono le indagini, con l’obiettivo di recidere eventuali ramificazioni di soggetti radicalizzati.
Il passato
Tra l’altro anche in passato le indagini sull’estremismo islamico avevano toccato le Marche. In particolare nel 2019 era stato anche effettuato un arresto in un centro del Fermano legato a un’indagine, in quel caso, sull’Isis. L’uomo era stato rintracciato in un appartamento dove vivevano due algerini. Si tratta di persone che spesso hanno legami con il mondo dell’estremismo per contatti sporadici o frequentazioni passate che non sfuggono alla fitta rete dei controlli della Digos.
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Corriere Adriatico