Porto Sant’Elpidio, furto da Moyto dopo quello da Stile Libero. Sparite pure le bottiglie di vino (oltre palmari e fondo cassa)

Porto Sant’Elpidio, furto da Moyto dopo quello da Stile Libero
PORTO SANT'ELPIDIO Continua lo stillicidio dei piccoli furti ai danni di attività commerciali. L’altro notte è toccato alla pizzeria Moyto di via Trieste,...

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PORTO SANT'ELPIDIO Continua lo stillicidio dei piccoli furti ai danni di attività commerciali. L’altro notte è toccato alla pizzeria Moyto di via Trieste, a pochi metri dal bar Stile Libero, dove c’era stato il furto con spaccata due giorni prima. Potrebbe trattarsi delle stesse persone? Saranno le telecamere a dirlo, ma nell’ultimo colpo andato a segno non è stato possibile accertare di chi si tratta, chi era in azione. Non si sa se ad agire sia stata una persona, una coppia o una banda. E' stata sfondata una porta senza far rumore, nessuno dei residenti pare abbia sentito, solo un cane dal terrazzo non ha smesso di abbaiare per una ventina di minuti intorno alle 3 di notte. Sembra evidente che l’animale ce l'avesse con i ladri, ma nessuno l'ha ascoltato. 

I particolari

I ladruncoli hanno agito indisturbati, è stata scassinata la porta antipanico del retro, sono stati trafugati i palmari, uno schermo del computer che fa funzionare la cassa, diverse bottiglie di vino, un mucchietto di soldi dal fondo cassa. Tanti danni e nuove preoccupazioni per la titolare dell’attività, una ragazza che ha investito, come i suoi colleghi che sono stati passati in ricognizione dai malviventi in questi ultimi giorni. Esercenti che continuano ad investire in tempi di crisi e sono sotto lo scacco della microcriminalità, oltre che dell'inflazione. Se a questi fatti ci aggiungiamo i figli che picchiano i genitori per soldi, fatti sempre di questi giorni, ed episodi marginali ma preoccupanti, come l’aggressione subita dall’esercente in via Firenze sabato pomeriggio, aggredito e graffiato in faccia perché aveva dato solo un euro a chi gli chiedeva l’elemosina, si può comprendere che il problema non sia più solo una questione di sicurezza perché rappresenta uno spaccato di società in difficoltà. Rubare diventa un peccato di povertà quando abbiamo a che fare con furti di cibo e di vino, che si aggiungono a un taccheggio diffuso nel settore del commercio, valore contenuto, 10-15 euro, generi alimentari. E' un indicatore di povertà questo, ciò non significa che bisogna chiudere un occhio e porgere l'altra guancia. Significa che non basta più tenerli aperti tutti e due gli occhi, non bastano più le pattuglie appiedate, le telecamere a tappeto, il controllo di vicinato e nemmeno i servizi sociali possono farsi carico di un problema non più ai margini, non più circoscritto ma generalizzato.

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Corriere Adriatico