Posti di lavoro e non solo, le associazioni fanno rete: «Attenzione ai bisogni dei nuovi poveri»

Posti di lavoro e non solo, le associazioni fanno rete: «Attenzione ai bisogni dei nuovi poveri»
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FERMO - Il volontariato che fa rete. Che aiuta davvero. A uscire dalla palude in cui la vita, da un giorno all’altro, può farti sprofondare. Con un pasto caldo e un cambio d’abito. O con un nuovo lavoro, che significa una nuova vita. Tira le somme di un’esperienza a suo modo unica, “All inclusive”, il progetto finanziato dalla Regione con i fondi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

 


A pensarlo e a metterlo in pratica, sei realtà del Fermano che gravitano attorno al volontariato. Centro di Solidarietà Marche Sud, Famiglia Nuova, Lagrù, Farsi Prossimo e Crescere Insieme, con Il Ponte a fare da capofila, hanno coinvolto la Compagnia delle Opere Marche Sud e la Cooperativa Artemista. Insieme hanno aiutato centinaia di persone, nel Fermano, ma anche nella zona del Civitanovese. «Un territorio colpito da crisi multiple, aggravate dal Covid, che presentava già da tempo una fragilità su più livelli», spiega la presidente di Artemista, Stefania Santarelli. A volerlo raffigurare, il progetto avrebbe la forma di un imbuto. Dove la parte superiore è la prima emergenza, l’aiuto immediato a chi non ha più niente. Man mano che l’imbuto si stringe, l’aiuto si fa mirato. E si concentra sulla ricerca di un lavoro.


Qualcuno ce l’ha fatta. Aveva perso le speranze, ma s’è rimesso in gioco. In cinque dei sedici che hanno partecipato a un corso di orientamento hanno trovato un’occupazione, alcuni stagionale, altri più stabile. L’errore da non fare è pensare che, a chiedere aiuto, siano solo gli “ultimi”. «C’è un allargamento trasversale delle fragilità. I bisogni immediati di sopravvivenza non sono legati solo alle fasce della povertà classica. Ci sono anche persone con un profilo professionale alto, che hanno bisogno di aiuto perché sono in un momento di smarrimento», fa sapere Santarelli. Il progetto è partito a febbraio e andrà avanti fino a fine anno. Poi, l’intenzione è di proseguire, «perché adesso che abbiamo imparato a collaborare non smetteremo più», soldi permettendo. Intanto, si raccolgono i frutti di un lavoro fatto col cuore. Quel volontariato che non pesa a chi lo fa. «Mai visto un volontariato stanco, annoiato o triste», dice a sua volta il presidente del Ponte, Silvano Gallucci.

«Mancava qualcosa al mondo del sociale e gliel’abbiamo dato», aggiunge. L’ultima fase del progetto si fa in due. Da una parte due workshop per operatori e volontari (22 ottobre e 12 novembre dalle 16 alle 19 e 23 ottobre e 13 novembre dalle 9 alle 12, nella sede di Famiglia Nuova), dall’altra un corso di teatro gratuito aperto a venti persone (se gli iscritti saranno di più, avrà precedenza che sta cercando lavoro).


A tenere i workshop sarà l’ingegnere e formatore Stefano Berdini che presenterà il metodo “Lego serious play”, un modo alternativo per rapportarsi col mondo del lavoro attraverso i mattoncini colorati. Il secondo si terrà per dieci lunedì dal 27 settembre (dalle 21.15 alle 22.45 sempre nella sede di Famiglia Nuova). Un laboratorio di crescita e scoperta personale con Oberdan Cesanelli e Stefano Leva.

 

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Corriere Adriatico