OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
FERMO - Giocano a carte gli anziani di Lido Tre Archi. Da quando, l’altro ieri, il centro sociale ha riaperto le porte hanno ripreso le loro abitudini. Dei ragazzini terribili che, a inizio mese, hanno minacciato alcuni membri del direttivo, costringendolo a dimettersi in blocco e a chiudere la struttura, invece, neanche l’ombra.
Ieri pomeriggio, in via Bachelet c’erano anche il sindaco Paolo Calcinaro e il consigliere comunale Luciano Romanella. Poco dopo, è arrivato l’assessore alle Politiche sociali, Mirco Giampieri, e, a seguire, il coordinatore dell’Ambito sociale 19, Alessandro Ranieri. Con gli ultimi due a fare la spola tra la comunità educante di via Moro e il centro sociale, dove da oggi saranno presenti un paio di educatori. Che sarebbero dovuti arrivare martedì, poi ieri, «per provare a integrare persone non tanto giovani con i più giovani».
La Prefettura
Della situazione s’è interessata la prefetta Vincenza Filippi che ha convocato d’urgenza il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Nel frattempo, alcuni membri del direttivo hanno deciso di riaprire il centro, perché – dicono – «è l’unico punto di aggregazione e, senza neppure un bar, tanti anziani non sanno dove andare». Solo che non si sentono tranquilli. E temono che le cose possano di nuovo mettersi male.
Il caffè
Ieri, a fare la ronda attorno alla struttura, c’erano due vigili urbani. Ma gli utenti del centro chiedono più controlli. «Abbiamo detto tante volte ai carabinieri di venire a prendere un caffè qui, almeno per farsi vedere», raccontano. Nei primi due giorni di riapertura, i ragazzi che hanno creato problemi non si sono fatti vedere. Oggi, gli educatori proveranno a intercettarli. Staranno in una stanza del centro divisa da quella dove giocano a carte gli anziani. Vicini ma separati, almeno per adesso. «Dobbiamo coinvolgerli, capire di cosa hanno bisogno e mettere in atto strategie adeguate per andare incontro alle loro esigenze», spiega Giampieri. «L’importante – aggiunge – è non perdere tempo e dare subito una risposta, per far sì che il centro sociale riparta e ci sia integrazione tra anziani e giovani». Funzionerà? Sarà il tempo a dirlo. Ci crede il coordinatore dell’Ats 19, Ranieri, che parla di «azioni non per tamponare, ma per creare un nuovo programma intergenerazionale», con gli educatori che «osserveranno la situazione e programmeranno le attività a seconda delle persone che ci sono». L’idea è di spostare al centro sociale una parte dei laboratori di via Moro, di portarci biliardino e ping pong e di usare gli impianti sportivi all’aperto: «una nuova modalità di gestione del centro». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico