Tre Archi, dopo le minacce riapre il centro sociale. Gli anziani: «Non abbiamo paura, ma adesso più controlli»

Tre Archi, dopo le minacce riapre il centro sociale. Gli anziani: «Non abbiamo paura, ma adesso più controlli»
di Francesca Pasquali
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Giovedì 27 Gennaio 2022, 11:00

FERMO - Giocano a carte gli anziani di Lido Tre Archi. Da quando, l’altro ieri, il centro sociale ha riaperto le porte hanno ripreso le loro abitudini. Dei ragazzini terribili che, a inizio mese, hanno minacciato alcuni membri del direttivo, costringendolo a dimettersi in blocco e a chiudere la struttura, invece, neanche l’ombra.

Ieri pomeriggio, in via Bachelet c’erano anche il sindaco Paolo Calcinaro e il consigliere comunale Luciano Romanella. Poco dopo, è arrivato l’assessore alle Politiche sociali, Mirco Giampieri, e, a seguire, il coordinatore dell’Ambito sociale 19, Alessandro Ranieri. Con gli ultimi due a fare la spola tra la comunità educante di via Moro e il centro sociale, dove da oggi saranno presenti un paio di educatori. Che sarebbero dovuti arrivare martedì, poi ieri, «per provare a integrare persone non tanto giovani con i più giovani». Perché il problema, a sentire chi il centro sociale lo frequenta, è proprio quello: la difficile convivenza tra gli anziani in cerca di qualche ora di tranquillità e svago e certi ragazzi che tanto tranquilli non sono. Che gridano e danno fastidio. Che entrano nei campetti di fianco al centro sociale da un buco fatto nella rete di recinzione pure col monopattino. Che insultato, minacciano e mettono paura. Fino a quando il direttivo ha detto basta.


La Prefettura
Della situazione s’è interessata la prefetta Vincenza Filippi che ha convocato d’urgenza il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Nel frattempo, alcuni membri del direttivo hanno deciso di riaprire il centro, perché – dicono – «è l’unico punto di aggregazione e, senza neppure un bar, tanti anziani non sanno dove andare».

Solo che non si sentono tranquilli. E temono che le cose possano di nuovo mettersi male.


Il caffè
Ieri, a fare la ronda attorno alla struttura, c’erano due vigili urbani. Ma gli utenti del centro chiedono più controlli. «Abbiamo detto tante volte ai carabinieri di venire a prendere un caffè qui, almeno per farsi vedere», raccontano. Nei primi due giorni di riapertura, i ragazzi che hanno creato problemi non si sono fatti vedere. Oggi, gli educatori proveranno a intercettarli. Staranno in una stanza del centro divisa da quella dove giocano a carte gli anziani. Vicini ma separati, almeno per adesso. «Dobbiamo coinvolgerli, capire di cosa hanno bisogno e mettere in atto strategie adeguate per andare incontro alle loro esigenze», spiega Giampieri. «L’importante – aggiunge – è non perdere tempo e dare subito una risposta, per far sì che il centro sociale riparta e ci sia integrazione tra anziani e giovani». Funzionerà? Sarà il tempo a dirlo. Ci crede il coordinatore dell’Ats 19, Ranieri, che parla di «azioni non per tamponare, ma per creare un nuovo programma intergenerazionale», con gli educatori che «osserveranno la situazione e programmeranno le attività a seconda delle persone che ci sono». L’idea è di spostare al centro sociale una parte dei laboratori di via Moro, di portarci biliardino e ping pong e di usare gli impianti sportivi all’aperto: «una nuova modalità di gestione del centro».

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