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FERMO - Finisce in tragedia la piccola festa in casa organizzata per la fine del Ramadan: morti due giovani magrebini, deceduti a distanza di poche ore l’uno dall’altro, la scorsa notte a Fermo. Quando, poco prima delle 23, i sanitari della Croce Verde sono arrivati in corso Cavour, per uno dei due ragazzi, un marocchino di 22 anni, non c’era più niente da fare.
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Nonostante i tentativi di rianimarlo, il suo cuore aveva cessato di battere.
L’abitazione
Il giovane, che viveva nell’appartamento sulla via dove si trovano Tribunale e Prefettura, è morto poco dopo al pronto soccorso del Murri. Una tragedia che si è consumata in silenzio nel cuore della città. Che, ieri mattina, s’è risvegliata sotto choc per la notizia. Anche se in pochissimi, stando ai racconti di alcuni vicini di casa, si sarebbero accorti dell’accaduto, nonostante i lampeggianti e le sirene spiegate. I primi ad arrivare sul posto, allertati da una telefonata, sono stati gli uomini della Squadra mobile. I poliziotti sono rimasti nell’appartamento fino a tarda notte; è arrivata anche una camionetta dei vigili del fuoco, chiamata per forzare la porta d’ingresso e permettere l’entrata dei sanitari. Che, una volta dentro, si sono trovati davanti i due giovani privi di coscienza. Per facilitare i soccorsi, la strada è stata chiusa. Il tratto delimitato dal nastro segnaletico. Le indagini, in capo alla Procura, scandagliano il mondo della droga: fra le ipotesi quella di una doppia overdose fatale.
Gli accertamenti
Per fare chiarezza in maniera definitiva su quanto avvenuto nell’appartamento si starebbe cercando anche una terza persona. Che, probabilmente, era nell’abitazione assieme ai due ragazzi, entrambi regolari in Italia, e che avrebbe dato l’allarme. Importante anche l’autopsia disposta sui due giovani. Ma, di là dalle cause della tragedia, restano choc e sgomento. «Un ragazzo bravissimo, spero che ti ricordino per il tuo sorriso, la tua educazione e il tuo rispetto per tutti», racconta chi ha lavorato in questi ultimi anni con il giovane Ahmed, dietro ai fornelli di un ristorante cittadino. Una vita, la sua, come quella del suo amico, stroncata troppo presto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico