FERMO - Dentro. Fuori. Dentro. Fuori. Fuori. Tutta colpa di Facebook. Di Ruscio non sarà della partita per le elezioni regionali 2015. Depennato dalla lista Popolari-Udc, a un...
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Il Pd ha minacciato cataclismi a partire da domenica, quando le prime vele dell’aspirante consigliere regionale sono apparse in giro per il territorio fermano. Un braccio di ferro chiuso ieri intorno alle 19 con una nota, firmata da tutti i referenti regionali della lista Popolari Udc: Maurizio Bertucci, Antonio Pettinari, David Favia, Luigi Viventi, Luca Marconi, Pasquale Prudenzano. Il casus belli è un post, condiviso su Facebook da Di Ruscio, dal titolo “Io non festeggio, l’Italia non è libera”, il 25 aprile.
“A seguito delle posizioni assunte da Saturnino Di Ruscio sulla festa della Liberazione e le dichiarazioni espresse nei confronti del Governo del quale facciamo parte - la sentenza dei Popolari - riteniamo non compatibile con i nostri principi, i nostri valori, la nostra storia, la sua presenza nelle nostre liste per le elezioni regionali del 31 maggio”. Secondo i centristi, “la conquista dei valori della libertà appartiene a ognuno, a prescindere dal suo pensiero sulla Resistenza, e tali valori sono stati ampiamente condivisi dal Popolarismo italiano a cui ci ispiriamo profondamente”. Una vicenda che ieri è finita anche sulle edizioni Web di quotidiani nazionali. Il post fatale sanciva il 25 Aprile come “inizio dell’occupazione, siamo una colonia americana, siamo nelle mani di una dittatoriale Unione europea”. A nulla è valso rimuovere quel contenuto imbarazzante, a nulla, ieri pomeriggio, sono servite le dichiarazioni dell’ex sindaco: “Tutti i fermani sanno che ho sempre celebrato il 25 Aprile, onorando chi ha dato la vita per la liberazione dell’Italia. Se una mia collaboratrice, per errore, ha condiviso un post che non era da condividere, me ne scuso. Su indicazione del responsabile Udc ho speso la mia immagine e reputazione per il partito, non ho intenzione di sospendere la campagna elettorale, non permetterò di mettere in discussione la mia onorabilità, onestà e correttezza”.
Ma ormai il pretesto era servito. Il passo falso perfetto per depennare un nome che nel centrosinistra creava troppi imbarazzi.
Già dal primo pomeriggio di ieri, in ambienti vicini al candidato governatore, si dava Di Ruscio “più fuori che dentro”. Intorno alle 16, esponenti del Pd nel Fermano davano la sua esclusione come “sicura, definitiva”. Nello Raccichini, intorno alle 18, non rilasciava dichiarazioni: “Scusate, sto di corsa per raccogliere le firme” le sue poche parole. Era il segno di un lavoro da fare daccapo in fretta e furia, a causa del cambiamento di un nome in lista. Poco dopo, l’ufficialità: il game over per Saturnino Di Ruscio che fino a poche ore prima ricordava invece la telefonata alle 23.30 dell’altra sera con Pettinari, il quale gli aveva riferito delle difficoltà con il Pd per la candidatura. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico