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FERMO - Una sentenza della Corte di Cassazione riporta Fermo alla ribalta nazionale. La vicenda riguarda un professionista fermano, assistito dall’avvocato Fabrizio Ferracuti, che si è rivolto alla Suprema Corte per vedersi riconosciuto il diritto alla restituzione dell’assegno divorzile percepito dall’ex moglie e non dovuto. Una sentenza che è già stata pubblicata, per la sua importanza perché costituisce un precedente di non poco conto.
Nel 2017, il professionista, sempre assistito dall’avvocato Fabrizio Ferracuti, si rivolse alla Corte di Cassazione perché fosse revocato il pagamento dell’assegno divorzile a favore dell’ex moglie, sancito dalla Corte di Appello di Ancona.
In quella occasione, i giudici del Tribunale di Ancona riconobbero la non corresponsione dell’assegno divorzile, ma solo a far data dalla sentenza della Suprema Corte. Per quanto riguarda, invece, le somme percepite prima della sentenza della Suprema Corte stessa, i giudici anconetani stabilirono che le somme percepite dalla donna prima della sentenza della Cassazione non erano soggette alla restituzione perché incassate in “buona fede”. Da qui il nuovo ricorso in Cassazione che la Suprema Corte ha accolto integralmente, tranne la parte che attiene alle spese legali . Buona fede, del resto, che in questa vicenda, gli ermellini giudicano inesistente. E, a questo punto, la Cassazione ha formulato la sentenza, che molti definiscono storica, rilevando che l’obbligo restitutorio decorre dal momento in cui l’ex coniuge beneficiaria dell’assegno “ha concretamente iniziato a percepire l’emolumento, poi, risultato non dovutole”, momento a partire dal quale sono dovuti altresì gli interessi legali sulla somma da restituire. In pratica, con la sentenza dello scorso 18 ottobre unita a quella del 2017 e che riguarda sempre il professionista fermano, la Suprema Corte ha chiuso una specie di cerchio stabilendo due principi-
Il primo stabilisce che l’assegno divorzile non è dovuto all’ex coniuge qualora questo abbia un lavoro stabile, ben retribuito e tale da garantirgli l’autosufficienza economica e, quindi, tale da consentirgli una vita dignitosa (sentenza del 2017). Inoltre che qualora sia riconosciuta la buona fede, l’ex coniuge è esonerato dal rimborso dei frutti e degli interessi, ma è, comunque, tenuto a restituire l’intera somma capitale dal primo momento che ha cominciato a percepire l’assegno divorzile.
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Corriere Adriatico