Crac Banca Marche, l'ex dg Bianconi 4 ore dal giudice: «Tutto regolare, mai forzato le pratiche a rischio»

Massimo Bianconi, l'ex dg di Banca Marche
ANCONA - «Non mi sono mai permesso di forzare una decisione. Mai sono andato in filiale per accelerare i pareri sulla concessione del credito. Se qualcuno veniva da me per...

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ANCONA - «Non mi sono mai permesso di forzare una decisione. Mai sono andato in filiale per accelerare i pareri sulla concessione del credito. Se qualcuno veniva da me per presentare un progetto e chiedere una collaborazione a Banca Marche, rispondevo sempre di rivolgersi alla filiale di riferimento con la documentazione necessaria ad avviare la pratica. Se tutto era in ordine, l’iter arrivava fino al consiglio di amministrazione. Delibere bancarie pre-fattibili? Un’assurdità». 

 


È, in sostanza, quanto riferito ieri in aula da Massimo Bianconi, direttore generale di Banca Marche dal 2004 al 2012 e imputato per il crac miliardario dello stesso istituto di credito, dichiarato fallito dal tribunale dorico nel 2016. Oltre a lui, devono rispondere del default altri 12 ex vertici di Banca Marche e della controllata Medioleasing. Ieri mattina, Bianconi per quattro ore ha risposto alle domande della procura. Nel pomeriggio, è stata la volta delle parti civili. L’ex dg, che era stato chiamato («per uno stipendio di un milione di euro annuo più bonus») a dirigere Banca Marche perché in quel momento «non guadagnava e non sapeva autofinanziarsi», ha ricostruito soprattutto la filiera per la concessione dei crediti, il cui iter partiva dal basso per poi arrivare al vaglio del cda. In questi step «c’erano pareri vincolanti – ha ricordato l’imputato – e se la pratica non presentava motivi di tipo ostativo veniva presentata al consiglio dal vicedirettore generale» dell’area mercato. All’epoca dei fatti era Stefano Vallesi, anche lui imputato. «Di solito, il giorno prima del consiglio il vicedirettore veniva da me e condividevamo le scelte. Se avessi voluto – ha precisato Bianconi – avrei potuto bloccare le pratiche. Se tra i consiglieri c’erano delle perplessità, le proposte venivano immediatamente ritirate». I consiglieri – alcuni dei quali durante il processo hanno imputato all’ex dg una poca dialettica all’interno delle riunioni - avrebbero conosciuto le pratiche per la concessione dei fidi solo il giorno del cda e non prima». 


Sui rapporti con i clienti: «Non vivevo in una torre, ricevevo chi voleva incontrarmi». Tra i maggiori concessionari di Banca Marche c’era il costruttore Pietro Lanari: «Mi venne ad illustrare il progetto del Santa Cristiana. Mi parve interessante e gli dissi di andare in filiale per aprire l’istruttoria. Non ho mai accelerato i pareri su alcuna concessione». L’ex dg ha ricordato anche un viaggio con Lanari in Argentina, nel 2010: «Voleva realizzare un albergo, delle ville e un centro commerciale. Tornato in Italia, ne parlai con Vallesi per un possibile finanziamento. Il progetto per Banca Marche non era plausibile. Già con Lanari eravamo molto esposti». Più di 200 milioni di linee di credito aperte per progetti immobiliari. 

 

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Corriere Adriatico