Classi pollaio e borghi spopolati, che rebus: i sindaci del Fermano in pressing per rilanciare le scuole

Classi pollaio e borghi spopolati, che rebus: i sindaci del Fermano in pressing per rilanciare le scuole
FERMO - «Abbiamo fondi e scuole ricostruite, ma non ci sono i ragazzi per fare le classi. Le comunità rischiano di morire». Così la consigliera...

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FERMO - «Abbiamo fondi e scuole ricostruite, ma non ci sono i ragazzi per fare le classi. Le comunità rischiano di morire». Così la consigliera provinciale con delega alla Pubblica istruzione, Pisana Liberati, ha illustrato in sintesi la situazione scolastica provinciale al sottosegretario all’Istruzione, Paola Frassinetti, e quella dell’Economia, Lucia Albano. Dati alla mano, Liberati ha ricordato che in provincia ci sono 21.371 studenti divisi tra 14 Isc, un omnicomprensivo, un Iiss, un istituto professionale, due istituti tecnici tecnologici, un centro provinciale per l’istruzione degli adulti. 


Il nodo


La problematica principale comune a tutti i piccoli paesi è il numero di alunni per classe, e di conseguenza anche la distanza tra le abitazioni e il punto di erogazione. «Ad Albano e Frassinetti – ha ricordato il presidente della Provincia Michele Ortenzi – daremo un documento riassuntivo del confronto con i sindaci, unitario, per proseguire l’interlocuzione con il governo». Dal canto loro i sottosegretari hanno annunciato il loro impegno per il territorio. «Il tema della divergenza tra territorio e dirigenza dell’Ufficio scolastico regionale sul punto di erogazione – ha ricordato Albano – è stato oggetto anche di un’interrogazione quando nella passata legislatura eravamo all’opposizione. Le aree interne in particolare hanno carenza e fragilità per i servizi. La questione Italia centrale è al centro del nostro agire. Cambiare solo qui non si può, c’è il resto dell’Italia, ma si potrebbe creare un modello Marche. Tutto questo fatta salva la possibilità, sulla formazione delle classi, della flessibilità in base alle caratteristiche del territorio». Frassinetti ha annunciato che con Francesco Acquaroli incontrerà il ministro Giuseppe Valditara, per parlare di Marche. «Studierò il documento – ha detto – e lo spiegherò al ministro, perché se c’è la scuola, c’è vita, ci sono i servizi essenziali e il Comune rinasce. Per essere credibili, però, servirà del tempo. Dobbiamo contrastare lo spopolamento del cuore del centro Italia. Quanto all’Usr come state non possiamo andare contro le regole, ma farne di nuove sì». La situazione in provincia, per i piccoli Comuni, resta comunque problematica.


L’esempio


Il sindaco di Magliano di Tenna, Pietro Cesetti, ha evidenziato come «serve abbassare il numero minimo di alunni per formare una classe, ma pure calare il numero massimo per evitare le classi “pollaio”. Se le classi della primaria scompaiono, nei borghi vengono meno socialità ed economia». Campofilone quest’anno ha fatto la classe, ma, ha evidenziato il sindaco Gabriele Cannella, «ci siamo riusciti grazie agli alunni ucraini». Sulla socialità il sindaco di Petritoli Luca Pezzani, ha segnalato «la necessità di uniformare i criteri per le aree montane e collinari».


L’Isc


Anche la dirigente dell’Isc Betti di Fermo (e reggente Cpia) Anna Maria Isidori ha detto che «la primaria dovrebbe esserci in ogni Comune, pure nei piccoli. Serve un cambio di normativa e lo deve fare il governo». Anche perché, le ha fatto eco la collega dell’Isc Pagani in Valdaso, Annarita Bregliozzi, «si potrebbero differenziare le aree interne dalla costa, e poi aumenta anche la richiesta di tempo pieno da parte delle famiglie che lavorano». «Noi – ha detto il sindaco di Ortezzano Carla Piermarini – dobbiamo prenderci cura dei bambini, non possono passare ore nei pulmini». Il primo cittadino di Grottazzolina, Alberto Antognozzi, ha rilevato la necessità di rivedere il numero di alunni per classe.


Il Liceo


«Gli edifici – ha detto il preside dell’Annibal Caro Piero Ferracuti – non hanno aule per 30 studenti. Due anni di pandemia non hanno insegnato». Annamaria Bernardini, alla guida dell’Ipsia, si è chiesta «come si può insegnare ai ragazzi a lavorare sul tornio in sicurezza se sono così tanti?». E per il tempo pieno il sindaco di Pedaso, non avendo avuto l’approvazione, ha inventato la mensa a carico delle famiglie. Ad Altidona ci sono gli alunni, ma le scuole poco adeguate, a Montottone le scuole ci sono, ma non si riesce a fare le classi, a Montelparo un bimbo deve fare pure 20 km per andare a scuola. «Insieme – ha detto Ortenzi – ci possiamo far sentire». «Questo – ha ricordato il consigliere regionale Andrea Putzu – è un territorio svantaggiato, ma qualcosa con un documento unitario si può fare». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico