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FERMO - Due operatori sanitari su dieci dell’Area vasta 4 non vogliono vaccinarci. Mentre sono in corso i richiami per i lavoratori della sanità fermana, quel 20% di dosi non somministrate preoccupa. «L’80% non basta. È inaccettabile che ci siano operatori che rifiutano la vaccinazione. Il vaccino è l’unica arma che abbiamo per creare un cordone di soggetti immunizzati, ma non abbiamo strumenti coercitivi», spiega Giuseppe Ciarrocchi.
Negli ospedali – ragiona il direttore del Dipartimento di prevenzione –, non sono i pazienti positivi a far scoppiare i focolai, ma gli operatori non vaccinati che prendono il virus dai pazienti e lo trasmettono agli altri.
Prosegue, intanto, il piano vaccinale. Circa 1.660, nel Fermano, le persone che hanno ricevuto la seconda dose, mentre quasi tremila sono ferme alla prima. Questo mese dovrebbero arrivare altre ottomila dosi, «per completare la fase 1». All’appello saranno chiamati gli operatori rimasti fuori e tutti i professionisti che gravitano nell’universo della sanità: farmacisti, laboratori privati di analisi, studi dentistici, fisioterapisti e via dicendo. Da metà settimana, le vaccinazioni si sposteranno al piano terra dell’ospedale di Montegranaro, dove si conta di somministrare sulle 250 dosi al giorno.
Saranno chiusi i punti di vaccinazione dell’ospedale e del Dipartimento di prevenzione. Nebbia fitta, invece, sui 15.600 over 80. Il piano dell’Av 4 prevede di vaccinare a domicilio i non autosufficienti, con il supporto dei medici di medicina generale. Gli autosufficienti dovranno recarsi al Fermo Forum o, per l’area montana, alla scuola elementare di Amandola. Quando, però, non è dato saperlo. Dipenderà da tempi di arrivo delle dosi. E da quante saranno.
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Corriere Adriatico