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FERMO - «Ci accorgeremo presto del problema. Fra qualche settimana arriveranno le mega bollette per energia elettrica e gas. A quel punto potremmo avere grandi difficoltà». Saturnino Di Ruscio, presidente dell’Erap, ente regionale per l’abitazione pubblica delle Marche lancia il suo grido d’allarme. I rincari e gli aumenti dei prezzi si faranno sentire a breve e rischiano di minare con decisione la stabilità dell’Erap.
«La questione si riverberà sulla sostenibilità dell’ente. Aumenterà la morosità, già oggi in parte presente, ma non altissima», afferma.
L’arrivo dell’autunno comincia a fare davvero paura. «Non possiamo affrontarlo da soli. Non abbiamo le forze. Se mancano le entrate saremo in grossa difficoltà – aggiunge il presidente -. Il nostro sistema si basa sugli affitti e le quote condominiali: non cacceremo di certo nessuno, ma abbiamo bisogno di aiuto». Di Ruscio chiama in causa Regione ed Anci. «Insieme a loro dovremo studiare una possibile soluzione al problema. Tra pochi giorni ci sarà una riunione tra i vari enti: a quel punto mi farò portavoce di un’ipotesi affinché possano darci una mano. Siamo anche in attesa di notizie dal governo e a livello nazionale. In qualche occasione alcune problematiche vengono gestite anche insieme ai Comuni, ma si tratta di casi particolari».
Gli esempi
Esistono invece nel nostro Paese esempi da poter seguire. «In alcune regioni c’è un sostegno a enti simili all’Erap in modo da far sì che l’intero sistema regga», sottolinea il presidente.
La risoluzione
Al contrario, se la morosità persiste, dopo 10 giorni, la fornitura sarà definitivamente “chiusa” senza ulteriori avvisi: scatta cioè la risoluzione del contratto. In questo secondo caso, all’utente non basterà saldare il debito per riavere la luce, ma dovrà anche chiedere l’attivazione di un nuovo contratto, con conseguenti oneri a suo carico. Per il gas invece non viene prevista la riduzione della potenza e, una volta decorso il termine indicato nella lettera di diffida, scatterà la sospensione della fornitura. Dopo 10 giorni dalla sospensione, se non si salda il debito, il contratto sarà chiuso. Se non è possibile sospendere il servizio (ad esempio perché il contatore non è accessibile al distributore), il gestore richiede il taglio della colonna montante (ossia la tubazione verticale che trasporta il gas ai vari piani di un edificio) i cui costi sono a carico dell’utente. Se non è possibile tagliare la colonna montante, il contratto sarà cessato amministrativamente e la fornitura passerà al servizio di default.
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Corriere Adriatico