Caporalato, colpo di scena in tribunale: revocato l'arresto dell'imprenditore, è caccia ai due pakistani

Caporalato, colpo di scena in tribunale: revocato l'arresto dell'imprenditore, è caccia ai due pakistani
FERMO - Nella mattinata di ieri il Tribunale del Riesame de L’Aquila ha annullato il provvedimento della misura cautelare agli arresti domiciliari, per sfruttamento del...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

FERMO - Nella mattinata di ieri il Tribunale del Riesame de L’Aquila ha annullato il provvedimento della misura cautelare agli arresti domiciliari, per sfruttamento del lavoro e caporalato, che era stato emesso nei confronti dell’imprenditore di Fermo, Massimo Vagnoni, 51 anni, difeso dagli avvocati Raffaele Mezzoni, del foro di Avezzano, e Amedeo Di Odoardo, del foro di Teramo.

 

Il blitz
Il 5 novembre scorso, l’uomo era stato arrestato, su ordine del Gip del Tribunale di Avezzano, Maria Proia, dopo un’attività investigativa condotta, tra i mesi di dicembre 2019 e marzo 2020, dalle Fiamme gialle e dall’Ispettorato del Lavoro nell’azienda agricola Valli di Marca che ha la sede a Trasacco. Oltre all’imprenditore di Fermo le misure cautelari, come avevamo riferito nei giorni scorsi dopo il blitz, interessarono anche tre pakistani: si tratta di Shah Mujahid Aussain, difeso dall’avvocato Felice Iacoboni, Muhammad Afzal e Iqbal Shafqat: questi due ultimi vengono ancora ricercati da parte degli inquirenti ma sembra che siano ritornati in patria per sfuggire all’arresto disposto dalla magistratura.


L’accusa
Secondo l’accusa gli indagati reclutavano manodopera per destinarla al lavoro presso l’azienda e costringevano gli addetti a un carico di lavoro per 10-12 ore al giorno, minacciandoli di licenziamento e negazione di ulteriori impieghi lavorativi in caso di un loro rifiuto alla paga di 5 euro lordi l’ora. Un caso che aveva fatto scattare l’indagine per caporalato anche se, ora, c’è l’annullamento degli arresti domiciliari nei confronti dell’imprenditore fermano che era rimasto coinvolto nella vicenda.

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico