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FERMO - Dodicenni in coma etilico all’indomani delle bevute e risse tra ragazzini a Ferragosto, il prefetto Vincenza Filippi lancia un appello a famiglie ed educatori. Chiede che si torni a insegnare l’educazione civica nelle scuole e nelle case. È indaffarata, la rappresentante del governo sul territorio. Non va in vacanza e alla domanda sul suo periodo di riposo risponde con un bel sorriso: «Riposo a Fermo, teniamo sotto controllo la situazione». Presa tra le mille ordinanze che arrivano, parla di questi giorni caldi sotto ogni profilo.
Nella due giorni terribile del 14 e 15 non si sono registrati casi eclatanti in provincia di Fermo, ma, come abbiamo riferito ieri, ci sono state tante piccole e grandi situazioni che hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Risse fuori dai locali, adolescenti ubriachi fradici, crisi di coppia sedate da poliziotti e carabinieri, furti sotto gli ombrelloni. Si aggiungano i controlli contro gli assembramenti, contro i balli, i problemi legati al rispetto del Green pass.
Lunedì ha anche convocato i sindaci di Campofilone, Altidona e Pedaso «per adottare comportamenti uniformi sulla base delle disposizioni in tema di Green pass», rimarca. Si cerca di fare quadrato sul certificato verde che un po’ di caos sta creando. Riguardo il Covid, siamo in emergenza da un anno e mezzo «è un work in progress – evidenzia -: nelle carte di questi giorni vedo disposizioni operative molto puntuali, precise, che noi pianifichiamo nel Comitato per l’ordine e la sicurezza e vengono rese operative attraverso le ordinanze del questore, con i servizi interforze mirati». Di queste direttive «le più complesse riguardano Lido Tre Archi e i servizi aggiuntivi che coinvolgono tutte le forze di polizia statali e locali. Sono disposizioni costanti, una dietro l’altra, e c’è massima condivisione tra polizia, carabinieri, finanza, municipali».
Ma questo superlavoro non basta a risolvere il problema dei ragazzini ubriachi: «I nostri servizi - dice Filippi - devono accompagnarsi ad altre misure fondamentali. Penso ai genitori ed agli educatori. Laddove si parla di risse e abuso di alcol, bisogna rendersi conto che noi facciamo repressione e prevenzione attraverso i protocolli, come quello sul cyberbullismo, ma serve il supporto di scuole e famiglie. Solo con l’opera preventiva e repressiva non si va da nessuna parte. Vediamo ragazzi che, per fare nuove esperienze, arrivano a 12 anni al coma etilico: ci vuole uno scatto d’orgoglio, consapevolezza, educazione civica e rispetto delle regole. Bisogna ritrovare una consapevolezza dei valori sani che abbiamo ereditato e che dobbiamo doverosamente trasmettere alle nuove generazioni. Tutti devono collaborare per recuperare il senso civico, per l’educazione alla legalità».
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Corriere Adriatico