FERMO - Troppo piccoli i locali dell’ex ristorante Mario, dove si sono celebrati i funerali di Giacomo Nicolai, lo studente Erasmus di Fermo morto a Valencia. Troppo piccoli...
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«E’ stata sua madre – ha detto nell’omelia il parroco don Sergio – a volere qui il funerale. Oggi compiamo un altro atto di amore, lo affidiamo all’amore di Dio, noi tutti insieme a voi genitori. Perché ricordate che non si nasce per vivere 23 anni, 85 o 92, si nasce e si muore. Si abbandona questa vita, poi risorgeremo tutti, anche Giacomo». Anche la Parola, con la storia di Lazzaro, sembra capitata per consolare chi soffre oggi per la perdita di Giacomo. «I figli non dovrebbero mai morire prima dei genitori – parole della signora Raffaela – come l’inattendibile e prematura morte del nostro carissimo Giacomo, ragazzo sereno, colto, pieno di vita, di interessi e di impegni, sensibile, sempre sorridente ed onesto». Era contento Giacomo, che, a 24 anni ancora da compiere, aveva finito gli esami e da poco era Valencia per fare la tesi di laurea, ma non ne ha avuto il tempo. Toccante il messaggio degli amici di università che hanno voluto affidare il loro ricordo alle parole di un messaggio registrato da una loro amica, molto vicina a Giacomo, che non ha potuto essere a Fermo per i funerali, perché in Giappone per motivi di studio.
«Da quando ho saputo la brutta notizia – dice l’amica Emanuela – mi ripeto che non è possibile che sia successo, a volte penso di dormire, e che tutto questo finirà prima o poi. E’ come stare in un maledetto incubo, mi sveglierò. Sei stato importante per me, mi appoggiavi».
Toccanti le parole di mamma Erminia, che più volte, nel suo saluto e ricordo, ha espresso il suo dolore.
«Vi voglio bene – ha detto rivolgendosi ai suoi tre figli Flavia, Chiara e anche Giacomo – vi ho sempre voluto bene. Sono sempre stata orgogliosa dei miei figli, a volte troppo, ma sono madre, chi è quella madre che non ama i propri figli? A voi giovani, a voi ragazzi mi rivolgo: non sprecate le occasioni e le opportunità che la vita ci dà e vi dà. Ho voluto fare i funerali qui perché amiamo i nostri figli – racconta –: qui li abbiamo battezzati, qui abbiamo passato la nostra vita». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico