Fermo, per il doping in palestra alla sbarra gestore e tre clienti

Fermo, per il doping in palestra alla sbarra gestore e tre clienti
FERMO - Si è svolta ieri l’udienza del processo a carico del gestore di una palestra di Porto Sant’Elpidio e di altri tre utenti della struttura per uso di...

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FERMO - Si è svolta ieri l’udienza del processo a carico del gestore di una palestra di Porto Sant’Elpidio e di altri tre utenti della struttura per uso di sostanze dopanti. L’accusa nei loro confronti è di ricettazione e violazione della legge sul doping. 


I fatti risalgono al 2011 quando i carabinieri del Nas di Ancona hanno avviato una capillare indagine sull’uso di sostanze dopanti, che si è avvalsa anche di intercettazioni attraverso l’utilizzo di alcune cimici posizionate nella palestra, alla fine della quale emerse, secondo l’accusa, che il gestore della struttura elpidiense insieme ad alcuni clienti culturisti, alcuni dei quali pare lavorassero anche come buttafuori nei locali del territorio, facevano uso di sostante dopanti vietate e non in commercio. L’indagine avrebbe svelato il giro delle sostanze dopanti, come arrivavano in palestra e l’uso che se ne faceva.

Secondo l’accusa le sostanze venivano recapitate direttamente in palestra dove pare venivano anche somministrate e in alcuni casi acquistate. Nell’udienza che si è svolta ieri mattina, presso il tribunale di Fermo, è stato sentito il carabiniere del Ros che ha seguito le indagini e condotto le intercettazioni.

Il militare ha raccontato tutta l’attività investigativa svolta entrando anche nei dettagli, confermando il castello accusatorio secondo il quale, appunto, all’interno della struttura c’era un giro di sostanze dopanti introvabili in commercio ma che arrivava regolarmente nella palestra. L’udienza è stata quindi rinviata al prossimo 22 maggio 2018 per consentire la nomina di un consulente tecnico incaricato di analizzare le intercettazioni telefoniche e ambientali. 

Il gestore della palestra di Porto Sant’Elpidio era difeso dall’avvocato Alessandro Ciarrocchi mentre gli avvocati Giacomo Galeota e Andrea Albanesi rappresentavano i clienti della struttura che a loro volta sono finiti nei guai. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico