Il distretto del cappello punta sulle nuove leve: alternanza scuola-lavoro per gli studenti dell’Ipsia Ricci

Il distretto del cappello punta sulle nuove leve: alternanza scuola-lavoro per gli studenti dell’Ipsia Ricci
FERMO  - Il Comune di Montappone mette il pulmino. Quello di Massa Fermana gli spazi per la pausa pranzo. Le aziende del distretto del cappello l’esperienza dei loro...

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FERMO  - Il Comune di Montappone mette il pulmino. Quello di Massa Fermana gli spazi per la pausa pranzo. Le aziende del distretto del cappello l’esperienza dei loro operai. Partirà lunedì l’alternanza scuola-lavoro di dieci studentesse del quarto Moda dell’Ipsia Ricci.

 

Le prossime due settimane le passeranno a cercare di carpire i segreti di una delle eccellenze artigianali italiane. E siccome fare la spola tra la scuola, che sta a Fermo, e le fabbriche non è facile, la rete coordinata dalla Cna s’è data da fare. Così, ogni mattina alle 9 un piccolo autobus partirà dal terminal “Dondero” per portare le ragazze nelle aziende. Dove resteranno per tre ore, fino alla pausa pranzo. Di pomeriggio, torneranno in fabbrica fino alle 16, quando il pulmino le riporterà a Fermo. 


«Vista la forte richiesta di personale, ci siamo attivati per far conoscere alle ragazze del percorso Moda questa realtà e per orientarle verso quelle aziende dove, in futuro, potrebbero trovare collocazione», spiega la preside dell’Ipsia, Annamaria Bernardini. Per la quale «sono troppo pochi i ragazzi che si iscrivono ai percorsi professionali», mentre «in ambito manifatturiero c’è molta richiesta». Le due settimane in azienda alle studentesse serviranno per farsi un’idea del mestiere. «È urgente la necessità di ottimizzare la formazione per renderla direttamente collegata ai fabbisogni delle imprese», dice il direttore della Cna di Fermo, Alessandro Migliore. L’obiettivo del percorso è ridare linfa a un settore che, nonostante tutto, continua a reggere. Ed evitare lo spopolamento dei Comuni culla del distretto. «Il futuro del nostro territorio sono i giovani che devono trovare la strada per restare», per dirla col sindaco di Massa Fermana, Gilberto Caraceni. Nel distretto fermano-maceratese lavorano circa 1.400 dei 2.200 addetti di tutta Italia, l’80% dei quali tra Montappone e Massa Fermana, la metà del totale. Nelle Marche, le imprese del settore sono 87, di cui 63 nella parte fermana del distretto (27 a Massa Fermana, 25 a Montappone, 6 a Falerone, 5 a Monte Vidon Corrado). 


Piccole e piccolissime realtà dove il ricambio generazionale di manodopera qualificata è quasi assente. «Abbiamo bisogno di almeno un centinaio di figure fondamentali, soprattutto cucitrici. Ci affidiamo a lavoratrici in età pensionabile che non possono smettere di lavorare perché metterebbero in difficoltà le aziende», afferma Paolo Marzialetti. «Stiamo dando un supporto alla scuola, che ci tornerà utile negli anni successivi, perché abbiamo bisogno di manodopera specializzata», aggiunge il titolare della Paimar.
Le richieste


Il nodo ruota attorno alla formazione che, per gli imprenditori del cappello, deve essere continua, fatta in azienda e durare anni. Il tempo necessario per capire «se la risorsa è confacente all’attività produttiva». In caso contrario, il rischio è di «perdere la capacità di stare sul mercato». E c’è anche chi se la prende col reddito di cittadinanza. Come Serafino Tirabasso. Per l’imprenditore, «è il motivo per cui ci ritroviamo senza operai».

 

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Corriere Adriatico