FERMO - Il Comune di Montappone mette il pulmino. Quello di Massa Fermana gli spazi per la pausa pranzo. Le aziende del distretto del cappello l’esperienza dei loro operai. Partirà lunedì l’alternanza scuola-lavoro di dieci studentesse del quarto Moda dell’Ipsia Ricci.
Le prossime due settimane le passeranno a cercare di carpire i segreti di una delle eccellenze artigianali italiane. E siccome fare la spola tra la scuola, che sta a Fermo, e le fabbriche non è facile, la rete coordinata dalla Cna s’è data da fare. Così, ogni mattina alle 9 un piccolo autobus partirà dal terminal “Dondero” per portare le ragazze nelle aziende. Dove resteranno per tre ore, fino alla pausa pranzo. Di pomeriggio, torneranno in fabbrica fino alle 16, quando il pulmino le riporterà a Fermo.
«Vista la forte richiesta di personale, ci siamo attivati per far conoscere alle ragazze del percorso Moda questa realtà e per orientarle verso quelle aziende dove, in futuro, potrebbero trovare collocazione», spiega la preside dell’Ipsia, Annamaria Bernardini.
Piccole e piccolissime realtà dove il ricambio generazionale di manodopera qualificata è quasi assente. «Abbiamo bisogno di almeno un centinaio di figure fondamentali, soprattutto cucitrici. Ci affidiamo a lavoratrici in età pensionabile che non possono smettere di lavorare perché metterebbero in difficoltà le aziende», afferma Paolo Marzialetti. «Stiamo dando un supporto alla scuola, che ci tornerà utile negli anni successivi, perché abbiamo bisogno di manodopera specializzata», aggiunge il titolare della Paimar.
Le richieste
Il nodo ruota attorno alla formazione che, per gli imprenditori del cappello, deve essere continua, fatta in azienda e durare anni. Il tempo necessario per capire «se la risorsa è confacente all’attività produttiva». In caso contrario, il rischio è di «perdere la capacità di stare sul mercato». E c’è anche chi se la prende col reddito di cittadinanza. Come Serafino Tirabasso. Per l’imprenditore, «è il motivo per cui ci ritroviamo senza operai».