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FERMO - Sono circa 750 gli operatori sanitari del Fermano non vaccinati. In questi giorni, stanno ricevendo le lettere con cui l’Asur li invita a chiarire la loro posizione. Cioè a spiegare se il “no” al vaccino, per loro obbligatorio, è dovuto al fatto che non possono farlo. O se, invece, è frutto di una loro scelta. Nel secondo caso, fino a fine anno, possono essere trasferiti o sospesi dal servizio.
Giuseppe Ciarrocchi, direttore del Dipartimento di prevenzione e coordinatore delle vaccinazioni dell’Area vasta 4, di quali categorie parliamo?
«Degli esercenti le professioni sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali, farmacisti, parafarmacisti e studi professionali, del pubblico e del privato. Quindi, anche dentisti, odontoiatri, veterinari, chimici, fisici, biologi, ostetrici, tecnici sanitari, massofisioterapisti, oss e assistenti di studio. In Area vasta 4, circa 750 persone».
Che sta succedendo in questi giorni?
«Chi non si è vaccinato sta ricevendo la comunicazione dell’Asur Marche a cui deve rispondere allegando il certificato dell’avvenuta vaccinazione, nel caso in cui, nel frattempo, l’abbia fatta o della prenotazione, se si è prenotato, o la documentazione medica che attesta eventuali controindicazioni al vaccino».
Poi?
«Ci sono i controlli, che sono già partiti.
La Regione ha comunicato che i turisti potranno vaccinarsi nei punti territoriali. Siete pronti?
«Per ora la richiesta è bassa. Abbiamo ricevuto solo quattro o cinque chiamate. Il grosso sarà ad agosto. Intanto, prendiamo nome, cognome e numero di telefono. Poi, li ricontattiamo. Andremo avanti così, ma servono specifiche. Per esempio, dobbiamo capire se riguarda solo la seconda dose o anche la prima».
Da lunedì cade l’obbligo delle mascherine all’aperto. Che ne pensa?
«Secondo me è sbagliato. È vero che, adesso, siamo in una situazione di bassa incidenza e che, rispetto all’anno scorso, in più abbiamo i vaccini, ma non siamo ancora in grado di valutarne egli effetti. Non dobbiamo abbassare la guardia, il che significa continuare a usare i mezzi di protezione, l’unico strumento per accelerare il ritorno alla normalità. Dire che possiamo fare tutto come se niente fosse accaduto è un rischio».
Poi c’è il discorso varianti, la grande incognita dell’autunno.
«Le varianti sono il risultato dell’adattamento del virus all’uomo. Più vacciniamo e più abbassiamo il rischio che si diffondano. In genere, sono più infettive, ma non significa che la malattia è più grave, solo che si diffonde più rapidamente. Ecco perché, più aumenta il numero dei vaccinati, e meno le varianti fanno paura. Il problema si crea quando è alta la percentuale dei non vaccinati».
E quella del Fermano com’è?
«Per gli ultraottantenni siamo oltre il 90 percento. Per gli over settanta, circa all’80. La percentuale si abbassa nelle altre fasce d’età. Quello che ci preme è vaccinare dai sessant’anni, meglio ancora dai cinquanta, in su. Immunizzate queste categorie, insieme a quelle dei “fragili”, possiamo stare tranquilli. Perché sappiamo che, nelle fasce di età più basse, gli effetti del virus sono meno aggressivi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico