Fermo, in provincia ancora 750 sanitari no-vax. Il direttore del Dipartimento: «Così si rischia la sospensione dall’Ordine»

Giuseppe Ciarrocchi, direttore del Dipartimento di prevenzione e coordinatore delle vaccinazioni dell’Area vasta 4 dell'Asur Marche
Giuseppe Ciarrocchi, direttore del Dipartimento di prevenzione e coordinatore delle vaccinazioni dell’Area vasta 4 dell'Asur Marche
di Francesca Pasquali
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Giovedì 24 Giugno 2021, 06:45

FERMO - Sono circa 750 gli operatori sanitari del Fermano non vaccinati. In questi giorni, stanno ricevendo le lettere con cui l’Asur li invita a chiarire la loro posizione. Cioè a spiegare se il “no” al vaccino, per loro obbligatorio, è dovuto al fatto che non possono farlo. O se, invece, è frutto di una loro scelta. Nel secondo caso, fino a fine anno, possono essere trasferiti o sospesi dal servizio.

 
Giuseppe Ciarrocchi, direttore del Dipartimento di prevenzione e coordinatore delle vaccinazioni dell’Area vasta 4, di quali categorie parliamo?
«Degli esercenti le professioni sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali, farmacisti, parafarmacisti e studi professionali, del pubblico e del privato.

Quindi, anche dentisti, odontoiatri, veterinari, chimici, fisici, biologi, ostetrici, tecnici sanitari, massofisioterapisti, oss e assistenti di studio. In Area vasta 4, circa 750 persone».


Che sta succedendo in questi giorni?
«Chi non si è vaccinato sta ricevendo la comunicazione dell’Asur Marche a cui deve rispondere allegando il certificato dell’avvenuta vaccinazione, nel caso in cui, nel frattempo, l’abbia fatta o della prenotazione, se si è prenotato, o la documentazione medica che attesta eventuali controindicazioni al vaccino».


Poi?
«Ci sono i controlli, che sono già partiti. Se la documentazione prodotta è ritenuta valida, la posizione viene chiarita e archiviata. Se è ritenuta non sufficiente, parte l’invito alla vaccinazione che dovrà avvenire entro cinque giorni. In caso contrario, dall’ordine professionale scatta la sospensiva dall’esercizio della professione, mentre il datore di lavoro adibisce, fino al 31 dicembre, il sanitario non vaccinato a una mansione che abbassa il rischio di trasmissione».


La Regione ha comunicato che i turisti potranno vaccinarsi nei punti territoriali. Siete pronti?
«Per ora la richiesta è bassa. Abbiamo ricevuto solo quattro o cinque chiamate. Il grosso sarà ad agosto. Intanto, prendiamo nome, cognome e numero di telefono. Poi, li ricontattiamo. Andremo avanti così, ma servono specifiche. Per esempio, dobbiamo capire se riguarda solo la seconda dose o anche la prima».


Da lunedì cade l’obbligo delle mascherine all’aperto. Che ne pensa?
«Secondo me è sbagliato. È vero che, adesso, siamo in una situazione di bassa incidenza e che, rispetto all’anno scorso, in più abbiamo i vaccini, ma non siamo ancora in grado di valutarne egli effetti. Non dobbiamo abbassare la guardia, il che significa continuare a usare i mezzi di protezione, l’unico strumento per accelerare il ritorno alla normalità. Dire che possiamo fare tutto come se niente fosse accaduto è un rischio».


Poi c’è il discorso varianti, la grande incognita dell’autunno.
«Le varianti sono il risultato dell’adattamento del virus all’uomo. Più vacciniamo e più abbassiamo il rischio che si diffondano. In genere, sono più infettive, ma non significa che la malattia è più grave, solo che si diffonde più rapidamente. Ecco perché, più aumenta il numero dei vaccinati, e meno le varianti fanno paura. Il problema si crea quando è alta la percentuale dei non vaccinati».


E quella del Fermano com’è?
«Per gli ultraottantenni siamo oltre il 90 percento. Per gli over settanta, circa all’80. La percentuale si abbassa nelle altre fasce d’età. Quello che ci preme è vaccinare dai sessant’anni, meglio ancora dai cinquanta, in su. Immunizzate queste categorie, insieme a quelle dei “fragili”, possiamo stare tranquilli. Perché sappiamo che, nelle fasce di età più basse, gli effetti del virus sono meno aggressivi».

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