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FERMO - «Che fine farà il palazzo di via Respighi?»: se lo chiede Renzo Interlenghi, capogruppo consiliare di Fermo Capoluogo che, a nome della coalizione ha presentato un’interrogazione he, con grande suo disappunto, non è stata calendarizzata per il prossimo Consiglio.
«Non l’hanno ritenuta urgente – dice : a questa maggioranza, di via Respighi non importa molto». A oltre un anno dalla sentenza che ha prodotto gli effetti di togliere i sigilli all’edificio che doveva ospitare la Coop, Interlenghi ricorda ancora le dichiarazioni del sindaco Paolo Calcinaro, che parlava di vantaggi per il quartiere. «Era il 14 o 15 luglio del 2020 – ricorda –: eravamo in piena campagna elettorale e mi domando, allora, se sia normale che un intero quartiere e la cittadinanza tutta, siano stati letteralmente presi per i fondelli, con affermazioni che avevano solamente un evidente scopo elettorale, visto che di lì a due mesi si sarebbe votato.
Il capogruppo rimarca anche come il quartiere stia aspettando ancora risposte concrete. Dalla ripulitura dell’area alla definizione urbanistica del palazzo, aggiungendo «fino alla sua destinazione finale, effettiva. Quali progetti ha messo in campo l’amministrazione, di cui tra l’altro anche noi della minoranza facciamo parte? Quali risposte diamo ai cittadini? Che fine hanno fatto affermazioni che davano per certa l’inaugurazione dell’ipermercato per Natale?». «Ora Interlenghi - risponde Calcinaro - si interessa del caso e auspica una veloce riapertura: fino a poco tempo fa attaccava il sindaco perché vedeva il dissequestro come viatico a una possibile riapertura. Cioè l’importante è attaccare» commenta il primo cittadino. Sindaco che, rivolgendosi a Interlenghi afferma: «Dica: vedono il dissequestro come una possibilità per il quartiere o no? Perché mutare repentinamente posizione pur di attaccare non dà molto lustro alla sua posizione politica».
Quanto alla situazione dell’edificio, Calcinaro annuncia che «la Coop, tramite i propri tecnici, ha presentato al Genio civile la pratica per la demolizione, come giusto e dovuto, di quelle parti in eccedenza di altezza. Avvenuta tale demolizione potranno presentare ogni sanatoria prevista dalla normativa e lavorare per il ripristino della struttura: le scelte e le tempistiche poi attengono al privato: non siamo qui in Unione Sovietica dove lo Stato centrale decideva anche per tutti i privati. Questo lo ricordo scherzosamente all’amico Interlenghi, da sempre orgogliosamente nostalgico del concetto dirigista sovietico».
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Corriere Adriatico