Fermo, trovano una collana e la riconsegnano al proprietario

Fermo, trovano una collana e la riconsegnano al proprietario
FERMO - La storia sportiva di Nazzareno Eclitti è quella di un campione, una sorta di Superman, un robocop nato per lo sport, ma attenzione..., un mastino dal cuore di...

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FERMO - La storia sportiva di Nazzareno Eclitti è quella di un campione, una sorta di Superman, un robocop nato per lo sport, ma attenzione..., un mastino dal cuore di zucchero filato. Da piccolino ha iniziato con il karate, cintura marrone a Cesena arriva secondo ai campionati italiani. E’ stato tre volte campione italiano di salto in lungo. Terzo nel campionato italiano dei 400 metri ad ostacoli. A 25 anni si dà alla boxe sotto la guida del campione Kalambay, con lui farà 96 incontri, vinti 90 di cui 36 per ko.

Ma non è finita qui. E’ anche un maratoneta. Ne ha fatte 150, è arrivato secondo degli europei nella terribile maratona di 94 chilometri in Marocco; 73esimo assoluto nella cento chilometri Firenze-Faenza... se solo fosse nato negli Usa avrebbero fatto un film su di lui, ma la parte più bella deve ancora venire.

Nazzareno ora è un bravo carrozziere, manda avanti la sua attività ma la mente è sempre in quell’altra parte della sua vita. Una storia, la sua, gloriosa che per decenni è rimasta sintetizzata in quella collana con i suoi ciondoli che portava sempre al collo. Una collana d’oro, d’altri tempi che lo adorna su un collo da sportivo con la stessa autorevolezza di un gioiello di un re. Gliela regalò il papà. Come ciondolo due guantoni d’oro. Regalo immenso, donato dal suo allenatore e mentore, il campione Patrizio Sumbu Kalambay. Purtroppo quel gioiello così prezioso Nazzareno l’ha perso un mese e mezzo fa. Un dolore grande, per lui. Una perdita che, nonostante la forza del carattere, sentiva forte ancora oggi.
Il sogno
Poi quel sogno strano il venerdì notte di una settimana fa. Ha sognato di ritrovarla. Era intorno a casa. «Alla mattina alle otto - racconta - sono sceso e mi sono messo a cercarla». Lo vede la moglie, gli chiede costa stia facendo fuori casa e lui: «Cerco la mia collana, ho sognato di ritrovarla». La risposta della moglie, come non poteva, è però senza appello: «Sì, adesso la ritrovi...». Poi passano i giorni. Una settimana. Il lavoro, la famiglia. La mente che si quieta. Ma arriva una telefonata inaspettata: «Pronto Nazzareno? Sono Walter Cameli (noto gioielliere di Monte Urano e amico di Nazzareno, ndr), oggi è il tuo giorno fortunato!». Appena parte il racconto il gigante Nazzareno scoppia a piangere, ce ne vorrà per calmarlo. «Ho provato un’emozione grandissima, la più grande del mondo. Come ci ripenso...», già, come ci ripensa Nazzareno si commuove ancora adesso.

Il ritrovamento di quella collana ha qualcosa dell’incredibile, dello straordinario, del misterioso. E qui entra in gioco anche un’altra persona speciale, due persone speciali, marito e moglie: Sandro Piersanti, idraulico, e la moglie Antonella.

Un altro racconto, e un’altra storia incredibile: Sandro, venerdì pomeriggio, poche ore prima della notte in cui è avvenuto il sogno di Nazzareno, stava scendendo con l’auto da Monte Urano verso Sant’Elpidio quando, nei pressi di via San Isidoro, un mezzo gli taglia la strada, allarga la curva come se gli andasse addosso. Così Sandro nel tentativo di evitarlo con la sua auto va sopra il marciapiedi. Una bella botta ma per fortuna senza conseguenze per nessuno. Scende, guarda in giro, non resta che fare retromarcia e partire ma gli occhi gli vanno a terra, tra la vegetazione vede come un bagliore, è la collana. La collana persa da Nazzareno Eclitti 45 giorni prima, rimasta sempre lì. In attesa di essere ritrovata. E per fortuna da una persona buona. Sandro va dal gioielliere, vuole capire. E scopre che è di Nazzareno. L’incontro in carrozzeria è di quelli forti, molto forti. Nemmeno il ring lo ha mai steso, eppure stavolta Nazzareno piange come un bambino. «L’ho stretto a me per quasi mezz’ora, non sapevo come ringraziare questo signore e sua moglie» racconta Nazzareno. Storie incredibili. Emozioni forti davvero, «una emozione grande come il mondo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico