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FERMO - Albergatori e ristoratori allo stremo, bollette mensili passate da duemila a diecimila euro, tanti chiuderanno bottega entro l’anno, a lanciare l’allerta non sono quelli con l’acqua alla gola ma sono le strutture storiche, quelle che funzionano bene. E proprio questo dovrebbe far riflettere perché, se a sollevare il problema sono quelli che hanno le spalle larghe, c’è solo da immaginare quanti non ce la faranno a superare l’inverno.
L'andamento
Il fortissimo rincaro del prezzo dell’energia unito a quello delle materie prime e alla contrazione del potere d’acquisto delle famiglie rischia di essere il colpo di grazia per le grandi strutture ricettive e della ristorazione. Di ieri il nostro servizio sull’allarme lanciato da Piero De Santis de Il Gambero e i Settemari di Porto Sant’Elpidio che rischiano la chiusura per almeno sei mesi. «Non ci è rimasto più niente da dire – afferma a sua volta Gianni Lamponi del Timone e del Minonda di Porto San Giorgio –: siamo passati da una bolletta di 20mila euro a una di 65mila in uno schiocco di dita, di che vogliamo parlare? Difficile guardare al futuro in queste settimane, mi sorprendo che siano ancora pochi a farsi sentire e protestare».
La collina
Guido Tassotti dell’hotel Astoria di Fermo ci va pesante: «Siamo allo sfascio più completo, non c’è prospettiva, la situazione può solo peggiorare, soprattutto per il gas, perché d’inverno c’è bisogno del riscaldamento.
I numeri
«Come si fa a non avere paura pensando ai prossimi mesi – rimarca infine Stefano Bagalini del ristorante Il Caminetto a Porto San Giorgio –: bisogna ridurre le spese e stare più attenti ma i dipendenti non possiamo toccarli perché si azzererebbe il servizio, oltre ai rapporti costruiti negli anni. La paura c’è perché non possiamo aumentare i costi del menù, così come è aumentata l’energia. Possiamo portare un primo piatto da 13 a 15 euro, un menù completo da 30 a 50 euro ma di più non possiamo fare, non siamo a Milano, nelle grandi città: i nostri clienti ce li dobbiamo salvaguardare, vanno coccolati».
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Corriere Adriatico