FERMO - I nodi che devono essere sciolti per il rilancio della città capoluogo sono molti. Il confronto su come affrontare i veri problemi deve caratterizzare il dibattito...
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“A prescindere da chi sarà eletto sindaco - spiega Maurizio Di Cosmo, segretario provinciale del sindacato - bisogna liberare la città prigioniera della crisi e di una dirigenza amministrativa che impedisce sviluppo e crescita democratica. Le chiavi della città ce le avrà il sindaco e la sua nuova amministrazione o, continueranno ad essere detenute da una dirigenza che, tra l'altro, si è dimostrata pienamente inefficiente, non in grado di gestire il personale e responsabile di vicende che hanno ferito e continuano a ferire gravemente la città? Oltre a premiare proprio i responsabili della crisi l'unica scelta adottata è stata il taglio degli organici che erano già in sofferenza. I famosi prepensionamenti hanno lasciato sulle spalle dei dipendenti superstiti carichi di lavoro più gravosi e contribuito ad acuire un clima già sofferente per l'incapacità dei dirigenti. In alcuni uffici si stanno consumando vere e proprie aggressioni contro i dipendenti, che non possono permettersi neanche il "lusso" di ammalarsi, da parte di dirigenti in preda a nevrosi da onnipotenza, tanto che i lavoratori hanno chiesto un trasferimento in massa. Al comune di Fermo ci sono dirigenti che occupano lo stesso incarico da decenni; la rotazione è inesistente; proliferano incarichi plurimi ed intrecciati; premi ad personam e penalizzazioni sono realizzati arbitrariamente, senza criteri meritocratici e senza confronto; vige una stupida disparità di trattamento come quella dei buoni pasto; c'è assenza di progetti premianti per l'efficienza e l'innovazione dei servizi; è instaurato da anni un clima di intimidazione in contrasto alla denuncia dei malfunzionamenti; strutture di controllo, inerenti gli aspetti fiscali e tariffari, sono state smantellate; vige una gestione degli appalti "nostrana" ed opaca che costringe ad affrontare varie emergenze lavorative. Tutto ciò dovrebbe imporre l'obiettivo di cambiare la struttura dirigenziale che, a dispetto di ogni buon senso, continua a godere di premialità immeritate e privilegi, insieme ad un primato improprio sulla politica”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico