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FERMO - Quasi 80mila euro di rimborso da Poste italiane. È quanto spetta a un fermano, assistito dall’avvocato Antonio Renis, per dei buoni postali fruttiferi emessi negli anni 80. Aveva investito 11 milioni di lire, per vederseli rimborsare a 30 anni di distanza. Nel 2015 ha ricevuto le somme, ma per un importo all’incirca dimezzato rispetto al testo dei tagliandi emessi da Cassa depositi e prestiti. Situazioni simili sono state numerose ed hanno dato vita a molti contenziosi.
Il Decreto
A cambiare le condizioni è stato il Decreto ministeriale del 1986 (detto decreto Goria), che dimezzò i tassi d’interesse e che Poste italiane ha applicato per i buoni del risparmiatore fermano.
La legge
Si aggiunge che Poste italiane è soggetta alle stesse norme vigenti per le banche, tenute a comunicare e far firmare eventuali modifiche peggiorative delle condizioni sottoscritte. Soddisfatto l’avvocato Antonio Renis, che in più occasioni si è occupato di contenziosi simili. «Il fatto che la sentenza non sia stata impugnata esalta la sua capacità di fare da precedente autorevole – commenta -. Significativo che il mio assistito avesse buoni fruttiferi sia precedenti che successivi al decreto del 1986 e in tutti i casi è stato riconosciuto il diritto al rimborso».
La somma
Sottolinea «che la pronuncia è rilevante anche per chi ha già riscosso le somme dei buoni fruttiferi. Firmare l’accettazione non vale come quietanza, perché il risparmiatore è legittimato a verificare di aver ricevuto quanto gli spetta. Il mio assistito aveva riscosso nel 2015, si è rivolto a me 4 anni più tardi. Abbiamo effettuato istanza di mediazione, cui Poste non ha risposto, poi si è aperto il contenzioso. Ora ho notificato l’atto di precetto a Poste italiane affinché versi le somme stabilite dal tribunale». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico