FERMO - Quasi 80mila euro di rimborso da Poste italiane. È quanto spetta a un fermano, assistito dall’avvocato Antonio Renis, per dei buoni postali fruttiferi emessi negli anni 80. Aveva investito 11 milioni di lire, per vederseli rimborsare a 30 anni di distanza. Nel 2015 ha ricevuto le somme, ma per un importo all’incirca dimezzato rispetto al testo dei tagliandi emessi da Cassa depositi e prestiti. Situazioni simili sono state numerose ed hanno dato vita a molti contenziosi.
Il Decreto
A cambiare le condizioni è stato il Decreto ministeriale del 1986 (detto decreto Goria), che dimezzò i tassi d’interesse e che Poste italiane ha applicato per i buoni del risparmiatore fermano. Il pronunciamento del tribunale di Fermo risale al 1° dicembre 2020. Non essendo stato impugnato da Poste entro 6 mesi, da alcuni giorni è diventato irrevocabile. Il giudice ha ritenuto di disapplicare l’art. 5 del Decreto ministeriale, riconoscendo al ricorrente 78.610 euro più interessi. Nella sentenza si puntualizza che «in alcun modo può ritenersi che il sottoscrittore dovesse sapere che le condizioni dell’investimento erano diverse da quelle che gli venivano prospettate».
La legge
Si aggiunge che Poste italiane è soggetta alle stesse norme vigenti per le banche, tenute a comunicare e far firmare eventuali modifiche peggiorative delle condizioni sottoscritte.
La somma
Sottolinea «che la pronuncia è rilevante anche per chi ha già riscosso le somme dei buoni fruttiferi. Firmare l’accettazione non vale come quietanza, perché il risparmiatore è legittimato a verificare di aver ricevuto quanto gli spetta. Il mio assistito aveva riscosso nel 2015, si è rivolto a me 4 anni più tardi. Abbiamo effettuato istanza di mediazione, cui Poste non ha risposto, poi si è aperto il contenzioso. Ora ho notificato l’atto di precetto a Poste italiane affinché versi le somme stabilite dal tribunale».
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